Fredde notti d’inverno col fuoco che bruciava ogni mio secondo.
Piccole ruote su asfalto ghiacciato eppure il vento mi seguiva, rallentato ed arrendevole mentre la corsa era virtu’, sfida, forza, indomita cavalcata.
Facile vivere quando bruci le giornate con la consapevolezza di essere eterno, perfetta simbiosi con lo spazio occupato, col tempo passato.
Facile ridere nel tempio che conserva e protegge, spada di sola luce che nulla chiede e tutto concede, oasi smeraldina, sabbia d’oro e incenso, frutto acerbo e dolcissimo, controsenso che e’ dote nel suo breve respiro.
Incredibile quanto il mondo possa essere minuscolo eppure completo di tutto ed oltre ancora, maestosamente ammantato ed e’ istante ora che sono cosi’ lontano, ora cosi’ disperso.
C’e’ molta nebbia, nebbia trafitta da lampioni, superfici sudate, viso punto da milioni di aghi e negli anni questo rimane ed e’ strano, molto strano come in fondo non importasse affatto, come se dall’aria oscura traessi nutrimento e sostanza, coesione, giustificazione.
Le canzoni, si le canzoni trascinano strade e ghiaccio, sciabolano energia nello stomaco e quei lampioni fanno piu’ male oggi che allora ma ricordare e’ obbligo non del tutto spiacevole.
Masso che trascina sul fondo ma la corda che ci unisce ci rende l’uno dell’altro, simbiosi con immagini che finiranno con me e io che non saprei cosa essere senza aver attraversato quell’unica strada che davvero ha avuto un significato.
Mere illusioni forse, oceano che mi ha inghiottito quando nemmeno piu’ ricordo e non so perche’ polmoni funzionino, perche’ occhi guardino, perche’ pezzi di note siano oramai pezzi di me.
Sono perche’ sono stato, basta solo confondere il sopra col sotto, il dentro con la finzione…
You drift into the strangest dreams
Of youthful follies and changing themes
Admit you’re wrong, oh, no, not yet
Then you wake up and remember that you can’t forget