Uomo e acciaio

Ogni tanto hai bisogno di andare dove tutti conoscono il tuo nome
Cosi’ recitava una celebre sigla ed e’ vero, completamente vero.
Negazione dei miei pensieri, del mio volere lo so, vivo la contraddizione, la sento mentre scava nella struttura, si insinua nelle crepe della corazza e amplifica le perplessita’.
Difficile nascondersi nella misantropia, consueta invisibilita’ e prima barriera di un mondo che a spintoni trasformo in cio’ che vorrei dimenticando cio’ che e’.
Difficile disattivare quei meccanismi radicati cosi’ nel profondo da divenire involontari e spontanei, evitare inquietudini con giocattoli di una vita intera, eppure…
… eppure entro in ampi spazi aprendo porte che conoscono le mie dita, gesti quotidiani sicuri, cronometrati, misurati, passi che seguono cammini prestabiliti e non c’e’ bisogno di guardare, di osservare, di controllare gesti e parole perche’ quella terra estranea e’ comunque la mia terra e quei volti diversi si accomunano negli occhi e nei sorrisi.
Cosi’ mi muovo senza esitazione e lascio fuori un pezzo di cio’ che sono e mi carico del suono degli altri, delle forme e movimenti e la contraddizione una volta tanto, esalta e stimola, forse regola negata dall’eccezione e straordinario e’ un gioco nel monotono quotidiano.
Si, contrapposto pensiero, dissonante forse, stridente in apparenza ma se energia e’ scontro di forze opposte allora il mio giorno ne ha bisogno, la mia mente ne ha bisogno, io ne ho bisogno…
E sia qualunque sia la
direzione
che prendono gli eventi
e sia l’unica via
per un milione di strade
divergenti
Un viaggio inizia sempre dal bisogno
di muovere un confine fino al sogno

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