Oggi ho risentito quella canzone…
Erano gli anni in cui il caldo estivo si combatteva con millimetri di finestrino abbassato.
L’equilibrio tra aria fresca e rombo del motore era arte oltre che esigenza.
Non potevo piu’ dormire completamente sdraiato come qualche anno prima, l’altezza non me lo permetteva e cosi’ assumevo strane posizioni tra cuscino e portiera.
Poche pause e gia’ sei ore di guida sulle braccia, nella testa di mio padre e un po’ anche nella mia.
Erano anni in cui ci si domandavano pochi perche’ e si accettava quasi tutto, anni in cui il futuro era troppo lontano e il passato decisamente vicino.
Ultima corsa prima delle fine delle vacanze, la piu’ lunga, la piu’ attesa, implacabile e irrinunciabile, l’appuntamento inderogabile che valeva un anno intero.
Il sole a picco non si fermava sull’asciugamano bloccato dal vetro e attraversava l’intero capo per sciogliersi sulla federa immacolata.
Aprii gli occhi e per un istante raccolsi i pensieri per collocarmi in uno spazio ben preciso ma piu’ forte il ricordo del sogno, assordante e dolcissimo il canto dalla radio.
Quella, quella era quella canzone col suo nome che la evocava attraverso le porte dell’oblio, quella canzone che conoscevo da tanto, che mi piaceva si’ ma che mai avevo collegato emotivamente alla sua figura se non nel titolo.
Eppure l’avevo sognata ed ecco quelle note a seguire delle immagini ancora tanto vivide.
So oggi, sapevo allora che la musica aveva svegliato l’inconscio, ma allora come oggi amo pensare che sia stato un segno, una coincidenza fantastica, un avvenimento raro e prezioso.
Le immagini erano finite ma non la melodia e seppur sveglio continuai a vederla, bella come me, innocente come me, con tanta confusione come me.
Un po’ incredulo, molto incantato, la mente in due reami e nuovi motivi per essere felice; mio Dio era cosi’ facile essere felice…
Un mese di ferie, un mese di mare e poi di corsa a casa a comperare quel disco e poi a scuola per rivederla ancora e ancora e ancora quella musica per tutto questo tempo e ancora quella voglia di ascoltare nuovamente, di rivederla nuovamente, di vivere cio’ che non avevo neppure concepito cosi’ splendente e meraviglioso.
Troppo lontano per avere senso immediato e cosi’ mi sedetti al centro del sedile; era quasi il momento di fermarsi per pranzare, meta’ del viaggio era alle spalle, un sorriso di mia madre, una esclamazione di mio padre e ogni cosa era cosi’ attraente che a pensarci ora fa quasi male.
Pensarci ora…
In fondo non mi importa neppure sapere dove sia finita, che cosa le abbia riservato il destino ma spero sia felice, fosse solo per ringraziarla di quel momento, per quel sole, per quella canzone, per il senso di stupore che mi ha regalato, per un ricordo luminoso che non mi abbandonera’ mai, neppure nelle notti buie come queste.
So wild, standing there, with her hands in her hair
I can’t help remember just where she touched me
There’s still no face here in her place
So cool, she was like jazz on a summer’s day
Music, high and sweet, then she just blew away
Now she can’t be that warm with the wind in her arms