Treno oltre le colline

Ore 13,15 circa e il sovraccarico.
Mi piace quando avviene, il sovraccarico intendo.
In certi momenti e’ troppo, decisamente troppo e come per Atlantide, il fardello diviene insostenibile e allora che rimane?
Soccombere?
Puo’ funzionare, servire a volte, spesso inevitabile, a momenti auspicabile, utile quanto basta.
Come una bastonata in pieno viso, un’esplosione di dolore e inconsciente totale riposo.
Forse artificiale ma a chi importa; a noi la perfezione fa schifo…
Combattere?
Tremenda, fatica tremenda, rimandare l’inevitabile per uscirne piu’ a pezzi di prima, bagnarsi nella poltiglia di un misero autocompiacimento che dura il tempo di raccogliersi dalla fredda terra e niente piu’.
Poi diciamocelo, gli eroi oggi sono ottuse macchiette giuste per la seconda serata televisiva.
Adattarsi al sovraccarico questo si.
Non e’ facile per niente ma quando riesce e’ sempre eccitante e misterioso.
Le luci si abbassano per un momento, come al passaggio di un portale e l’ambiente circostante non e’ piu’ lui malgrado le apparenze.
Strizzare gli occhi per difendersi da bagliori che non esistono e isolare quel suono ad alta frequenza che penetra nel cervello come una freccia di diamante e a quel punto, solo a quel punto in cui ogni sguardo poggia su un consueto alieno, quando si smette di riconoscere il quotidiano, allora i pensieri si sfaldano, si sciolgono come bitume a ferragosto e tutto si adatta, l’immenso peso poggia dolcemente al suolo sul morbido ego duttile e malleabile.
Poi il buio, reset totale del sistema, azzeramento sinaptico.
Tacciono i muri, i volti, tutti i ieri e i domani a quando verranno.
Meraviglia del non esserci mai stato e stupore del giungere ancora e tutto e’ nuovo, tutto diverso, vergine mondo da esplorare col desiderio.
Nuova partenza e se in breve macigni di poco prima tornano attuali, aiutano nuovi occhi e nuove orecchie, nuove energie, vecchio spazio ripulito e lucidato, non piu’ largo, non piu’ capiente, non piu’ accogliente.
Riorganizzato, rinfrescato questo si, aria nuova in ambiente stantio e se nulla cambia, forse tutto cambia, forse i nuovi sensi danno una nuova visione del se’ ed e’ sempre una partenza, un’ottima partenza.

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