Taglio finale

La notte e’ giusta per farsi accarezzare dai demoni di Waters.
Del resto tra queste mura ho imparato da tempo come convivere coi fantasmi, tutti i fantasmi, i fantasmi di chiunque.
E’ che la solitudine non esiste se non stato mentale, ponteggio di paure e catastrofi annunciate, spauracchio da madre a bambino.
Un tempo le notti non avevano luci, non avevano fuochi, non avevano calore e come topi spaventati e infreddoliti ci si ammassava per giungere alla notte successiva e a quella dopo ancora.
Mio Dio che terrore abbiamo provato per conservarlo ancora dentro, l’orrore della solitudine che si propaga nel tempo e nelle anime come onda di sasso in placido lago.
In quelle grotte siamo pero’ cresciuti, abbiamo creato la tecnica, l’arte, la scienza, in quelle grotte a un passo dal mondo esterno abbiamo visto le stelle e sognato di raggiungerle riuscendoci.
In quegli anfratti di roccia il tocco si e’ trasformato in carezza, l’urlo in parola, il movimento in danza.
Nella solitudine, nel terrore, nel freddo, nel buio, siamo divenuti uomini e per questo non ho paura di starmene qui, in quegli stessi luoghi, dell’anima forse se non geografici ma che cambia.
Si, rimango nel vortice di ombre e spettri anche per stanotte e forse avro’ persino voglia di allungare il collo per guardare le stelle e chissa’ che davvero non sia la volta buona che mi decida a raggiungerle…
Fu nefasta e temibile l’eta’ del tempo
Di profonda e irrimediabile poverta’
Quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto
quando l’aria della prima origine mischiata a torbida
e instabile umidita’ al fuoco ed alla furia dei venti
celava il cielo e gli astri

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