Peso mi sovrasta dolorosamente e so che non reggero’, prima o dopo qualcosa iniziera’ a spezzarsi, cedendo, finendo, soffrendo, ricordando, rimpiangendo e non sara’ piu’ questione di quale ma se, non piu’ quando ma impossibile ritorno e se quel peso ora e’ dono d’importanza quando null’altro si sente e fa sentire d’essere, d’esserci, carne e non solo aria destinata a cosmo senza un solo saluto d’addio.
Rotolo non per fuggire ma per sentire, per sapere, per raccogliere esausto il premio dovuto, per sapermi un po’ piu’ libero e nel silenzio raccolto in preghiera per un dio ancora da inventare, forse definire eppure presente, possente, veloce nell’ascoltare, lentissimo nell’esprimersi perche’ sillabe di sue parole seguono agitarsi dei rami, susseguirsi di maree, spostamento di montagne ed e’ soffio sottile come lamento, come tomento, incessante mutare se felicita’ e’ immobile e dolore e’ movimento laddove s’inizia con urlo straziante definito gioioso.
Forse e’ vero che non guardo in giusta direzione ma non vedo piu’ cosi’ bene perche’ troppa luce rende penombra l’avvenire ed eccesso puo’ capovolgere difetto senza che qualcuno percepisca realmente un bisogno mascherato da volo libero fintanto che ali sono tortura in scatola sigillata e indistruttibile.
Chi ascolta certo mente, senza sapere, senza volere, senza giustificazione, senza cattiva intenzione e almeno un po’ e’ specchio per vedere, per vedersi, perche’ pericolo giunge sempre alle spalle e forse ignorare e’ giusta difesa, miglior attacco, senso di potenza ingiustificato ma senza il quale bisogno diviene capriccio.
Xilofono di massimo sole ed e’ cio’ che non se ne va e perdio rimane e so che non esiste peso, niente si regge laddove volare e’ noia e’ voglia e’ rabbia e’ essere e rimanere e se cio’ che accade fosse racconto per notti che non vogliono terminare allora attendero’ l’alba che sapro’ creare.
I’m nothing but a stranger in this world
I got a home on high
In another land
So far away
Rotolo non per fuggire ma per sentire, per sapere, per raccogliere esausto il premio dovuto, per sapermi un po’ piu’ libero e nel silenzio raccolto in preghiera per un dio ancora da inventare, forse definire eppure presente, possente, veloce nell’ascoltare, lentissimo nell’esprimersi perche’ sillabe di sue parole seguono agitarsi dei rami, susseguirsi di maree, spostamento di montagne ed e’ soffio sottile come lamento, come tomento, incessante mutare se felicita’ e’ immobile e dolore e’ movimento laddove s’inizia con urlo straziante definito gioioso.
Forse e’ vero che non guardo in giusta direzione ma non vedo piu’ cosi’ bene perche’ troppa luce rende penombra l’avvenire ed eccesso puo’ capovolgere difetto senza che qualcuno percepisca realmente un bisogno mascherato da volo libero fintanto che ali sono tortura in scatola sigillata e indistruttibile.
Chi ascolta certo mente, senza sapere, senza volere, senza giustificazione, senza cattiva intenzione e almeno un po’ e’ specchio per vedere, per vedersi, perche’ pericolo giunge sempre alle spalle e forse ignorare e’ giusta difesa, miglior attacco, senso di potenza ingiustificato ma senza il quale bisogno diviene capriccio.
Xilofono di massimo sole ed e’ cio’ che non se ne va e perdio rimane e so che non esiste peso, niente si regge laddove volare e’ noia e’ voglia e’ rabbia e’ essere e rimanere e se cio’ che accade fosse racconto per notti che non vogliono terminare allora attendero’ l’alba che sapro’ creare.
I’m nothing but a stranger in this world
I got a home on high
In another land
So far away