Un tempo i divani erano lisci e marroni, luci bianche e gialle, strane forme, normali forme dicevano, morbido camminare e non capivo l’orgoglio di caldo suolo che in fondo scaldavano giochi e poco altro.
Riconosco chiarore bianco e grigio, non c’e’ stato un sole migliore in tutta la mia vita, rovente tra mani e affondare dolce, mondo dietro, protezione e unita’ seppur qualcosa viscido strisciava, qualcosa non funzionava e mai ha funzionato se ben ci penso ma ora che importa in un sogno passato pieno di chiarori bianchi e grigi.
Ecco che immagini ruota e il suono, si il suono ruota con esse e quella danza prende anche me trascinandomi e gioendo mi stringe nell’unico abbraccio che mai ha avuto senso ricevere, che forte non ho dimenticato e negli anni ho seppellito sotto roccia e ghiaccio, celato nelle nebbie e nell’imbrunire di un sole sempre piu’ pallido e morente.
Poi mescolo realta’ e fantasia, turbino come girandola impazzita, incontrollabile, ingovernabile, ignorando nuvole e strapiombi tanto e’ uguale, comunque e’ precipitare in diverso orrendo spazio e cio’ che resta e’ rabbia fin troppo espressa, rancore tanto orrendo da esprimersi con silenzi e sorrisi, massima indifferenza di cuore pietrificato, cervello lontanissimo di un eventuale futuro che non puo’ essere, che non vuole esistere ed indifferente vaga nella terra di probabilita’ derise e gia’ dimenticate, solo dedotte tra noia e stanchezza.
In fondo quelle luci ruotavano talmente veloci da non essere dimenticate, canzoni incastrate in inconscio tormentato da parole incomprese fino a nuove notti, stelle che solo ora scorgo, sempre meno conto, di soppiatto spio, in silenzio prego che portino lontano i ricordi, queste mani protese, dita nervose, carne stanca.
Autorizzo occhi a guardare altrove perche’ si resta o si muore, letto immutato non ha gambe per accogliermi e sempre meno ad esso declino sorrisi perche’ corsa e’ gia’ iniziata, fine preannunciata e se restasse infine una sola canzone allora sarei arrivato, sempre che sia mai partito.
Cambiare direzione
E farsi una ragione
Che quello che non sei
Non diventerai
Fine della storia
E se non hai memoria
Ora sai non mi troverai
Cambio direzione
Tag: Passato
Lessico infamigliare
Osservo piccola colonna d’acqua, perfetta, cosmico equilibrio, sobria forma che m’affascina come mai prima e non penso, non formulo grandi domande, allungo la mano e la temperatura e’ indefinibile ma esatta nell’avvolgere pelle e sensi, nervi come neve che saluta il mondo per farsi respirare e regalare un momento di vita in piu’.
Pelle che conosco benissimo e mi sorprende aver dimenticato cosi’ in fretta e cosi’ in fretta recuperato indifferenti anni incapace pero’ di scordare, di seppellire completamente ed e’ normale, naturale nell’ampia sua accezione.
Dove sono stato, fin dove mi sono spinto, non si esce dal proprio sangue, quasi mai, non del tutto, ignorare non cancellare e straniante confusione, capo leggero nella tempesta del tempo, nel vortice dei ricordi ma forse basta non perdersi tra terra umida e radici brune, filamenti aggrappati a fango e sabbia, foglie morte d’olezzo forte ma sono fine, sono inizio, nuovo cerchio, cerchio da spezzare pero’, da punire e far cessar di rotolare.
Rimuovere da dove si proviene e tramutare il presente in un eterno ieri, incerto domani senza guardare in basso perche’ immagini fluttuano e danzano e colpiscono forte, dolorosamente le braccia resistono poi colpiscono il vuoto e stanche s’accasciano, inutili gesticolano ed e’ battaglia d’intenzioni opposte ed incoerenti.
Ma c’e’ acqua e d’improvviso sono sereno e non mi riconosco piu’, piccolo trapasso che vede allontanarmi e in terza persona osservarmi, ridefinirmi e senza pregiudizi tracciare un profilo che giustifichi indifferenza laddove pieta’ o equivalente rabbia non scavano, neppure dimorano e cuore resta a guardare annoiato, un poco indispettito, timore di strane rivelazioni, inaspettate scoperte ma c’e’ accurato lavoro di costruzione, muro di mattone quotidiano, invincibile forse, impenetrabile si dice ma acqua e’ placida, acqua non dorme e colpisce pelle su pelle su pelle lasciando inalterata la convinzione che nulla possa piu’ accadere, niente sappia piu’ ferire, che da qualche parte sangue copioso scorra, illudendosi sia retaggio di pomeriggi antichi e non dolore futuro.
It’s been a long road
getting from there to here.
It’s been a long time
but my time is finally near
Pelle che conosco benissimo e mi sorprende aver dimenticato cosi’ in fretta e cosi’ in fretta recuperato indifferenti anni incapace pero’ di scordare, di seppellire completamente ed e’ normale, naturale nell’ampia sua accezione.
Dove sono stato, fin dove mi sono spinto, non si esce dal proprio sangue, quasi mai, non del tutto, ignorare non cancellare e straniante confusione, capo leggero nella tempesta del tempo, nel vortice dei ricordi ma forse basta non perdersi tra terra umida e radici brune, filamenti aggrappati a fango e sabbia, foglie morte d’olezzo forte ma sono fine, sono inizio, nuovo cerchio, cerchio da spezzare pero’, da punire e far cessar di rotolare.
Rimuovere da dove si proviene e tramutare il presente in un eterno ieri, incerto domani senza guardare in basso perche’ immagini fluttuano e danzano e colpiscono forte, dolorosamente le braccia resistono poi colpiscono il vuoto e stanche s’accasciano, inutili gesticolano ed e’ battaglia d’intenzioni opposte ed incoerenti.
Ma c’e’ acqua e d’improvviso sono sereno e non mi riconosco piu’, piccolo trapasso che vede allontanarmi e in terza persona osservarmi, ridefinirmi e senza pregiudizi tracciare un profilo che giustifichi indifferenza laddove pieta’ o equivalente rabbia non scavano, neppure dimorano e cuore resta a guardare annoiato, un poco indispettito, timore di strane rivelazioni, inaspettate scoperte ma c’e’ accurato lavoro di costruzione, muro di mattone quotidiano, invincibile forse, impenetrabile si dice ma acqua e’ placida, acqua non dorme e colpisce pelle su pelle su pelle lasciando inalterata la convinzione che nulla possa piu’ accadere, niente sappia piu’ ferire, che da qualche parte sangue copioso scorra, illudendosi sia retaggio di pomeriggi antichi e non dolore futuro.
It’s been a long road
getting from there to here.
It’s been a long time
but my time is finally near
MicroVoce
Impossibile stare fermi ma muoversi e’ equilibrio turbato, piccola stanza e fiamma sensibile ad ogni soffio e come tempesta agita e consuma, tracciato movimento e senza possibilita’ alcuna seguito, giudicato forse.
Sempre piu’ stanco osservo, manca spirito ironico, assente lodevole cinismo, ironia che non esce ed intrappolata spinge senza mordere, incapace persino di pizzicare e cosi’ si veste di tetro e polveroso velo, strappi e rattoppi.
Dubbio di bambino che in disparte piange affogando nel suo silenzio eppure un tempo era crescendo in esplosione, luce di notte da non scordare mai illuminata da lampioni candidi, plastica bianca, azzurra e rossa, carta che vola in vivente espressione di gioiose urla alle quali non porgo memoria, no non porgo memoria.
Manca passaggio, coma indotto e risveglio sorprendente ma non del tutto voluto, vuoto contemplare senza vero rifugio, parole poche, sorrisi meno, orologio alla mano, racconto parzialmente esatto ma sono secondi che fuggono, inesistente preghiera comunque sussurrata piano per non farsi scoprire, non farsi sentire, non sentire.
Conoscere e’ potere, ignorare e’ essenza, appartenenza totale in disgregata comunita’, come entrare in grande salone ed andarsene, andarsene immediatamente, senza un saluto, nemmeno uno sguardo, neppure un accenno, bassi
occhi per non dirsi umani, per non proclamare sconfitta di passione e volonta’.
Non rinuncio, non cedo, cosi’ si dice, perfetto piano funzionante, macchina migliore del suo costruttore e cosi’ deve apparire, senza obiezioni ed inganni, istruito a vedere lontano giusto, mai dentro, mai intorno e oramai non dubito nemmeno piu’, trappola intrappolata, genio capace d’esaudire desideri propri e niente altro.
Dove stia la verita’ ormai e’ indifferente, colore e’ sul volto, plastica ha bruciato epidermide oramai, pensieri di confine dentro a una terra che non e’ patria, non e’ mia.
Enter me gently
I break in the light
Cover my eyes
With the rags of my life
Was I dreaming?
Or did you say:
“The frontiers are falling
It’s time to be slipping away
Let’s slip away
Let’s slip away”
Sempre piu’ stanco osservo, manca spirito ironico, assente lodevole cinismo, ironia che non esce ed intrappolata spinge senza mordere, incapace persino di pizzicare e cosi’ si veste di tetro e polveroso velo, strappi e rattoppi.
Dubbio di bambino che in disparte piange affogando nel suo silenzio eppure un tempo era crescendo in esplosione, luce di notte da non scordare mai illuminata da lampioni candidi, plastica bianca, azzurra e rossa, carta che vola in vivente espressione di gioiose urla alle quali non porgo memoria, no non porgo memoria.
Manca passaggio, coma indotto e risveglio sorprendente ma non del tutto voluto, vuoto contemplare senza vero rifugio, parole poche, sorrisi meno, orologio alla mano, racconto parzialmente esatto ma sono secondi che fuggono, inesistente preghiera comunque sussurrata piano per non farsi scoprire, non farsi sentire, non sentire.
Conoscere e’ potere, ignorare e’ essenza, appartenenza totale in disgregata comunita’, come entrare in grande salone ed andarsene, andarsene immediatamente, senza un saluto, nemmeno uno sguardo, neppure un accenno, bassi
occhi per non dirsi umani, per non proclamare sconfitta di passione e volonta’.
Non rinuncio, non cedo, cosi’ si dice, perfetto piano funzionante, macchina migliore del suo costruttore e cosi’ deve apparire, senza obiezioni ed inganni, istruito a vedere lontano giusto, mai dentro, mai intorno e oramai non dubito nemmeno piu’, trappola intrappolata, genio capace d’esaudire desideri propri e niente altro.
Dove stia la verita’ ormai e’ indifferente, colore e’ sul volto, plastica ha bruciato epidermide oramai, pensieri di confine dentro a una terra che non e’ patria, non e’ mia.
Enter me gently
I break in the light
Cover my eyes
With the rags of my life
Was I dreaming?
Or did you say:
“The frontiers are falling
It’s time to be slipping away
Let’s slip away
Let’s slip away”