Passi lunghi e ben distesi come danza antica non fosse dietro albero antistante al giardino.
Velo rosso sangue e lenzuola bianchissime a sorreggerlo e forse non si vede ma il mare non e’ distante, basta spostare le tende immacolate e cavalcare qualche raggio di sole.
Confondo l’oracolo col cristallo sul tavolo mentre luce lo illumina rimandendone intrappolata, rifrazionandosi ed e’ messaggio volatile e leggero come fumo d’incenso nello scirocco.
Incontro stupendo tra fiori e ombra di luna, bevande raffinate e armonia di forme che conduce a calma, quasi pace perenne almeno fino a quando durera’ la notte e il pesante drappo non tocchera’ il suolo.
Grilli a cadenzare il tempo aspettando la brina in rugiada, ombra che diviene verde smeraldo e la staccionata a dividere oscure presenze dalla tranquillita’.
Cacofonico silenzio, rosa rumore come guance arrossate di volto coperto da cappello bianco mentre attorno veli multicolori danzano e ruotano e s’alzano e planano dando vita all’infinito dondolio delle onde, moto monotono eppure unico nel contornare il lento invecchiare dell’uomo.
E non bastano le ruote per correre e non un letto per comprendere e se quei veli non si arrestano allora che si fermi la sete, che avanzi l’oblio, che la zattera salpi e dalla terraferma raggiunga il sogno restituendone figli, figli di sogno o figli d’incubo ma non so, non distinguo, nessuno sa, nessuno distingue.
Forse una foresta non vale il panorama e uno specchio non e’ un astro ma in cima, lassu’ l’aria rarefatta complica la verita’, cela i contorni dalla vista e del resto cos’altro chiedere di piu’.
Every time I close my eyes
There’s another vivid surprise
Another whole life waiting
Chapters unfinished, fading