E’ capacita’ di avere torto e conviene starsene nella giusta nicchia in silenzio non rassegnato ma dovuto, meritato forse, inutile sforzo di ribellione che affonda e seppellisce e atterrisce e soffoca e zittisce.
E’ conca liscissima, arena plumbea, occhio di bue abbagliante che lascia li’ al centro, occhi chiusi, mani contratte contro buio seviziato e plagiato, piegato e distrutto.
I giocattoli giacciono a terra, non troppo rumorosi, non troppo invadenti, un po’ di polvere, qualche luccichio angolare, giochi che conosco bene, giochi che so gestire, giochi con pochi segreti seppur concreti perche’ il mistero e’ ancora riflesso che restituisce concreto senso e benessere.
In piedi osservo senza parole, senza espressione, neutra figura apparentemente padrona del suo immobile stazionare, solo rassegnata di un luogo che non porta a nessun luogo.
Poi le labbra si schiudono ed e’ canzone senza musica, lirica perfetta nel silenzio che nessuno vuole udire, voci troppo vicine che urlano, schiamazzano, giudicano, ribaltano e nessuno da maledire in un tempo che non vuole etichette, responsabilita’, doveri e ingoia i bisogni come pane caldo.
Ancora parlo ed e’ l’orgoglio l’interlocutore, testardaggine la sua compagna, molta stupidita’ come tramite, sottofrequenza sulla medesima portante e nulla importerebbe se non fosse forte, mortalmente avvincente l’illusione di riconoscimento che comunque non saprei accettare ne’ gestire.
Bisettrice del mio giorno, perno immobile ed indistruttibile scudo e barriera per aria al minimo, per luce al minimo, per minima gioia che trapela da angoli bassi ed inutili, perche’ essere qui, perche’ restare qui, perche’ scrivere qui non basta mai, non basterebbe comunque.
It’s not what you thought
when you first began it
You got, what you want
now you can hardly stand it though
well now you know
It’s not going to stop
It’s not going to stop
It’s not going to stop
Til you wise up