A un certo punto lingue tutte appaiono uguali, equamente confuse ed aliene e non intendo, non parlo, non comunico eppure non vi sono segreti rimasti, nessun inganno quando non udire equivale a non giudicare e non essere costretti a giudicare libera mente e cuore e gambe e via urlando forte frasi sconnesse ed incomprensibili, per questo immense e gigantesche, troneggianti deserti e citta’ decadenti, lontano nell’arroganza o consapevolezza che muro e’ libro, mattone e’ verbo, inutile pugno e’ aggettivo, sintassi sublime per mie sole orecchie nel vanto di conquista certamente meritata, presente e noncurante, limite reso alto pregio.
Batto un colpo, batto un colpo, rombo profondo, rombo circolare, onde concentriche su riva immobile abituata ad urti, piccoli sconvolgimenti, trascorrere di anni e vita, vita d’un tratto trascurata, dimenticata tra stracci e pentagrammi, kilometri sempre piu’ neri, sempre piu’ bui, sempre piu’ noiosi, distanti e vicinissimi, vicinissimi ed irraggiungibili nella voglia di un passato non pienamente sublimato, precognizione di cio’ che gia’ e’ stato, vissuto vivente, avvolgente, tepore in eccesso e perfetto habitat impossibile da abbandonare senza ridere, senza piangere, senza sanguinare ed e’ sangue gia’ versato ad incrostare interstizi profondi e nerissimi.
E’ notte e queste sono le mie parole, e’ giorno e’ queste sono le mie parole, parole, notte, giorno, e’ confusione, sempre piu’ confusione, e’ mescolanza di tinte, grigi risultati nel grigio intorno, nel grigio nido di occhi rossi e luminosi, tenebre e senso di fine imminente un po’ ovunque, cerca i segni, vedi i segni, eredita’ misera, certo nulla in tempo mescolato ed acerbo se ancora impreco e non spiego, non m’abbandono e affronto inevitabile resa dei conti.
Poi basterebbe raccontare, prima chiudere occhi ed ascoltare, orecchie sigillate e udire piu’ forte nel frastuono finalmente non piu’ mio se mio deve essere, se mio s’asciugasse come terra umida al sole, come preghiera che infne cielo raggiungendo, nel cadere diviene luminosa stella, rovente desiderio.
I’ll kick the world to spin around
Like wheels on my machine
The whole thing gets a carousel
The greatest ever seen
Batto un colpo, batto un colpo, rombo profondo, rombo circolare, onde concentriche su riva immobile abituata ad urti, piccoli sconvolgimenti, trascorrere di anni e vita, vita d’un tratto trascurata, dimenticata tra stracci e pentagrammi, kilometri sempre piu’ neri, sempre piu’ bui, sempre piu’ noiosi, distanti e vicinissimi, vicinissimi ed irraggiungibili nella voglia di un passato non pienamente sublimato, precognizione di cio’ che gia’ e’ stato, vissuto vivente, avvolgente, tepore in eccesso e perfetto habitat impossibile da abbandonare senza ridere, senza piangere, senza sanguinare ed e’ sangue gia’ versato ad incrostare interstizi profondi e nerissimi.
E’ notte e queste sono le mie parole, e’ giorno e’ queste sono le mie parole, parole, notte, giorno, e’ confusione, sempre piu’ confusione, e’ mescolanza di tinte, grigi risultati nel grigio intorno, nel grigio nido di occhi rossi e luminosi, tenebre e senso di fine imminente un po’ ovunque, cerca i segni, vedi i segni, eredita’ misera, certo nulla in tempo mescolato ed acerbo se ancora impreco e non spiego, non m’abbandono e affronto inevitabile resa dei conti.
Poi basterebbe raccontare, prima chiudere occhi ed ascoltare, orecchie sigillate e udire piu’ forte nel frastuono finalmente non piu’ mio se mio deve essere, se mio s’asciugasse come terra umida al sole, come preghiera che infne cielo raggiungendo, nel cadere diviene luminosa stella, rovente desiderio.
I’ll kick the world to spin around
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