Solo nuovo

Vorrei possedere l’anima innovatrice di Le Corbusier, l’armonia fluida di Gehry, l’estro disgregatore di Ito, gli stilemi spaziali di Meier, la luminosa tridimensionalita’ della Sejima.
Vorrei creare luoghi in cui vivere, spazi che tolgano il respiro, luci in cui fondersi, interni in cui abbandonarsi.
Acciaio, vetro, luci azzurre e gialle per attirare sguardi come falene con l’irradiante viola, cemento ordinatamente schierato in possenti griglie ed irriverenti interruzioni ritmiche di scale e piani in trasparenza, neon come tenui fuochi fatui, inorganici e asettici eppure avvolgenti ed ipnotici.
Riflettente marmo venato di profondo nero sotto i piedi e ceramiche traslucide ad altezza uomo, immensi atri come in antichi castelli, come le nuove cattedrali erette dall’uomo per l’uomo, ode alla modernita’, al progresso, alla civilta’.
Eppure intimo, sicuro, accogliente, ritrovo prima di individui, solo dopo uomini.
Socializzazione come scelta e non obbligo, collettivo voluto e non imposto, unione che non significa promisquita’.
Questo e’ il luogo che vorrei creare per gli altri perche’ non saprei erigermi un posto simile, sarebbe troppo immenso, troppo sfarzoso, troppo meraviglioso per la vertigine dei grandi spazi, troppo luminoso per la pupilla, troppo invitante per la misantropia che mi contraddistingue.
Mi nutro di luce riflessa e se dovesse confondersi con generosita’ allora cosi’ sia.
Guardero’ da fuori, spettatore curioso, testimone soddisfatto, sincero grazie bastera’ per essere, per esserci.

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