Pioveva come fosse l’ultima cosa che il cielo volesse fare.
Accorgersi che la pioggia e’ elemento piu’ alieno di quanto si pensi e’ stato un attimo, interminabile e stupefacente.
La pioggia si adora o si diprezza, spesso cio’ che desideriamo muta il giudizio ma raramente la si vive a fondo.
Voluta o evitata, rimane elemento da sfiorare e guardare da lontano e farla propria, accettarla come ineluttabile destino puo’ essere sorpresa.
Ampiamente considerare obblighi e imposizioni come nuovi percorsi finora ignorati e magia laddove non ti aspetteresti, forse non vorresti.
E’ che la pioggia non e’ mai fuori di noi, non si ferma sulla pelle e neppure impregna le ossa ma raggiunge ricordi primevi, esperienze ataviche sin da quando eravamo rettili, sin da quando eravamo nuvole.
Gocce di materne culle, ninna-nanna in ere in cui il canto era il sogno di Dio, umido grembo ricolmo di vita e voce, voce tuonante della creazione stessa.
Ecco, quella voce l’ho udita o forse risentita fuori dai miei reconditi recessi ed era musica, musica con cui sono nato e cresciuto, indistinguibile sovrannaturale tra umani arcangeli di verita’ scomparse, solo piccoli tra grandi ma ho colto davvero qualcosa.
Un attimo, minuscola frazione di tempo insufficiente per assimilare, per far proprio ma sono certo di aver visto e sentito, rapito ed estasiato ho fatto parte di un insieme immenso e non ho avuto piu’ dubbi ne’ incertezze li’, proprio li’ dove mi sono ritrovato, inventato, riscoperto.
Right behind you I see the millions.
On you I see the glory.
From you I get opinions.
From you I get the story.
Listening to you I get the music.