Sensazione familiare

La sala e’ grande, illuminata a giorno per non nascondere nulla perche’ nulla e’ da nascondere.
Lei si e’ preparata a lungo, senza ansie, senza fretta, nel caos ordinatissimo della sua stanza e lui e’ gia’ li’ ad attenderla, sicurezza ostentata, timore reale non arrivi.
Quando scende le scale e si avvicina come in sogno, e’ bellissima, davvero.
Giacca nera su semplicissima camicia bianca abbinati a comodi pantaloni marroni non bastano a coprire la sua bellezza che nasce dalla semplicita’ dell’essere magnificamente comuni.
C’e’ musica, musica che ognuno sente propria e trasmette alle gambe a modo proprio, col proprio tempo, la propria cadenza.
Potrebbe essere fandango ma se ritmo e’ tempo ordinato, allora il tempo e’ cio’ che uno ascolta e cio’ che ascolta e’ dentro al cuore, allo stomaco, alle scarpe.
Lei conosce qualle canzone e la canta come se fossero le sue prime parole di sempre e lui la guarda ammirato, incantato, innamorato, incredulo persino.
Cosi’ ballare e’ naturale estensione del suo essere, li’ al centro della sala in mezzo a decine di altre canzoni, altri ritmi, altre vite, ma e’ lei importante per chi sa osservare, per chi allinea il cuore col suo, i suoi passi con i suoi.
E la musica diviene corpo, il suo corpo e non c’e’ piu’ distinzione tra materia e melodia, tra incanto e voglia di esistere perche’ se ogni cosa e’ stata creata per quel momento, allora lei e’ quel momento, lei e’ tutto.
I never doubted it
What’s for you will not pass you by
I never questioned it
It was decided before I asked why
It’s all there ever was
And it’s all there ever will be
How could you have questioned us?
It’s yourself you deceive

Rispondi