Stabilire priorita’

E’ solo questione di dinamiche.
Fili interconnessi, livelli intersecati, dimensioni che nascono da altre dimensioni.
Eravamo dislocati questa e’ la verita’. Invero esistono infinite realta’ alcune delle quali attraversate nel corso della nostra vita e forse la cosa piu’ difficile e’ allineare questi strati in forme geometricamente coerenti. O forse stabili.
Stabilita’, coerenza… Questa e’ la chiave?
No, non almeno nel senso classico.
Riconfigurare come la mente esige, questo si. Difficile? Non lo e’, non lo sarebbe almeno se in qualche modo la configurazione originale fosse stata quella giusta dall’inizio, ma difficilmente la vita e’ cosi’ generosa quindi bisogna riconfigurare, invece di mantenere.
Realta’ come filamenti plastici di shangai, da assemblare pero’, non da smontare.
Stessi pezzi, stessi colori, stesse forme, solo una nuova configurazione.
Noi siamo la nuova configurazione… Difficolta’? Nessuna o forse meno di quello che sembra.
Siamo un intero universo e come ogni universo mantieniamo integre tutte le leggi della termodinamica, la principale delle quali e’ la conservazione dell’energia, il livello entropico costante e regolare e se come Einstein ha dimostrato che esiste una relazione tra massa ed energia, basta allora collocare quei segmenti di shangai in livelli energetici e tutto il quadro tornera’ coerente e regolare.

Energia, dinamiche energetiche… ecco ancora quelle dinamiche, non e’ difficile… non cosi’ tanto almeno.
Per generare energia serve altra energia e sempre per la prima legge delle termodinamica ne serve una quantita’ persino superiore.
Se noi siamo un universo, in noi v’e’ questa forza, il livello superiore necessario per mettere in moto la dinamica necessaria.
Noi siamo la soluzione, noi non siamo il problema e non esiste altra soluzione oltre di noi, proprio perche’ per definizione siamo l’insieme delle energie, delle masse, delle interconnessioni e delle dinamiche.
Capito questo allora il tutto si riduce ad equazioni sterili e noiose.

Se il domani non e’ qui

Riprendere coscienza, riprendere velocita’, riprendere spazio.
Vecchi sintetizzatori ruotano veloci, danzano nella dimensione di un pensiero, esistono dall’inizio del cosmo.
Un sassofono si staglia oscuro controluce e dal contrasto sorge un eco lontano che risveglia un’incoscenza assopita, vecchi tramonti, brume tenebrose, alberi spogli in giardini coperti di notte.
Si, vedo tutto e c’e’ sempre una finestra, c’e’ sempre una citta’ fuori che sussurra, un treno lontano che stride sull’acciaio, un lampione che divide la vita dal mistero.
Occhi riflessi, movimenti laterali da cui fuggire senza fretta, immagini televisive sulle quali inventare e fogli bianchi appena macchiati.
Ricordo la casa, ricordo i colori, ricordo i rumori, i profumi, le fredde manopole dai caldi suoni.
Ricordo le ansie ma anche le gioie, i rimandi a un futuro solo eventuale.
E’ esistito davvero un tempo in cui lo spartito di quel sintetizzatore suonava il mio destino…
Ora rimane solo quell’eco e lo accetto; almeno posso dire di averlo visto, vissuto, sognato.
Meet beneath the autumn lake
Where only echoes penetrate
Walk through polaroids of the past
Future’s fused like shattered glass, the sun’s so low
Turns our silhouettes to gold