Accesso trasversale

Nel mezzo del rientro a casa, tra lampioni spenti e umido pungente, ho scorto un ruscello in piena.
Nessuna luce ad illuminare, nessuna luna a rischiarare eppure l’acqua guizzava veloce e piccole creste di luce riflettevano bagliori provenienti da chissa’ dove.
Avrei voluto abbandonare tutto e immergermi in quei piccoli lampi, farne parte come non fossi mai stato altro, come non fossi mai appartenuto ad altro.
Non l’ho fatto; troppo piccolo, troppo ordinario, troppo stanco, sempre troppo stanco, maledettamente stanco.
Il corpo, la mente, l’anima hanno risposto e qualcosa dentro si e’ sentito soffocare.
Aria, aria gelata dai finestrini abbassati, umido a rinfrescare il senso di esserci, una ventata bagnata a ricordare che non tutto e’ rimasto sparso in stanze deserte e impolverate.
Ma si, del resto che importa di cosa non ho fatto, di cio’ che non e’ accaduto, di quanto mi senta lontano e in fuga, della voglia di fumare che fa persino male, della voglia di non esserci.
La sensazione di essere in ritardo una volta di troppo, lanciare in aria con movimenti precisi e secchi le carte del proprio mazzo e imparare a proprie spese che le carte stanno finendo.
E dopo?
Dopo che vuoi che sia…
Il mio fiume rimane la’, qui le carte ai miei piedi e resto, resto perche’ in fondo e’ il migliore dei posti possibili, il solo posto possibile, finche’ c’e’, finche’ ci sono, finche’ mi sara’ concesso.
Ci provi lo specchio a inghiottire
nella sua acqua cupa
non l’ apparenza, ma il volto
che l’assenza, sciupa

Incontri prioritari

Le persone possono cambiare anche per il meglio.
Il tempo toglie o da’ solo cio’ che decidiamo di prendere o dare.
E’ vero, la vita sovente bisogna subirla e il passaggio sulla pelle diviene evidente quanto una ruga profonda, la piega amara su labbra screpolate, ma e’ vero che certi avvenimenti sarebbero evitabili con piu’ scaltrezza, con piu’ carattere, con piu’ intelligenza.
Si, e’ decisamente vero ma non sempre gli anni che passano sono sciabolate, non colpiscono necessariamente alle spalle come sassate vigliaccamente scagliate.
Taluni sono bravi, altri fortunati ma per qualcuno accade che i giorni alzino senza schiacciare, curino senza ferire, leniscano il male come antico balsamo.
Certe persone vivono il tempo al contrario o quantomeno iniziano a farlo da un certo punto della loro esistenza in poi e illuminano le macerie che li circondano come fari nella nebbia.
Certe persone testimoniano la bellezza di cio’ che ci circonda, fulcro d’equilibrio concentrano energia irradiandola con un sorriso, liscio e meraviglioso centro del cosmo.
Certe persone sono un grazie donato dall’uomo a Dio.
The dinosaurs roam the earth
The sky turns green
Where I end & you begin
I am up in the clouds
I am up in the clouds

Ricezione allargata

Mi domando a volte quanto sia sensata questa continua ed estenuante ricerca dell’indefinibile.
Potrei dormire, qui, ora e non ritrovare il riposo di ieri smarrito chissa’ quando.
Forse non sono tra i giusti se il sonno a loro appartiene o semplicemente i giusti sono felici interpreti del loro tempo, dei loro bisogni.
Disagio di combattere senza guerra, debolezza del guardare con troppi occhi, toccare con troppe mani, ascoltare quelle frequenze inutili ma uniche, che non aggiungono nulla al messaggio, pura dinamica, tridimensione e spazio.
Chiudo le braccia e mi contraggo per cercarmi, per trovare una consistenza altrimenti perduta nei meandri delle notti agitate e sconvolte.
Potrei forse riposare qui, ripetendo come un mantra che ogni cosa e’ al suo posto, girandola di contrastanti esperienze, colori uniti in grigia sfumatura senza distinzione o separazione delle tinte originali.
E’ che vi sono stili di vita che richiedono altri stili di vita e se la ricerca fosse vana, inutile rincorsa, sicuro il tempo farebbe male e se il tempo e’ nemico e potrebbe esserlo, allora ha piu’ senso rimanere, vale il girarsi lenti verso il dietro di qualcosa, di cio’ che e’ passato.
They will tell you, you can’t sleep alone in a strange place
Then they’ll tell you, you can’t sleep with somebody else
Ah, but sooner or later you sleep in your own space
Either way it’s okay, you wake up with yourself

Punto di vista

Quante ingenuita’ rimaste nelle ore, nei giorni, nei gesti quotidiani.
Se puo’ essere sconveniente, inopportuno non so; un po’ resto contento, persino fiero.
E’ l’innocenza lontana che traghetta su lidi consoni ma desolati, veste di nero e ammanta l’oggi di rigida tenuta decadente e impolverata.
Non si inganna la natura, forse si raggira, circuita per un battito di ciglia, restituisce con interessi la menzogna.
Quanto non posso accettare, quanto non voglio capire, rantolo di chi non vuol vedere, scrollata di spalle, lontano a passo lento e dispiace, si dispiace lasciarsi dentro un intero stato d’eventualita’.
Pensandoci bene pero’, e’ l’effetto dell’alone lasciato da cio’ che fu, dal grigio di cio’ che non e’ stato, dalle lacrime smarrite lungo la via e se nulla puo’ restituire il candore di un tempo, che allora sia preghiera, divenga speranza e siano possenti quei passi, magli su tamburi per non smarrire il cammino, non perdere la rotta tracciata troppe volte, non abbandonarsi all’inutile caso.
Attendo un raggio di luce pero’ e quel lampo che conduce dall’interno verso l’esterno, la percezione di un bianco doloroso che vira nell’intorno circostante, acquisizione di definizione e sensibilita’, scoperta, rivelazione, coscienza e infine la quiete di colui che giunge a destinazione e comunque sa di non essere arrivato.
I did not have the time
I did not have the nerve
To ask you how you feel
Is this what you deserve
When it’s all too late
It’s all too late

Maelstrom

E’ emerso qualcosa, soave e silenzioso, impercettibile ai sensi non all’inconscio.
Empaticamente ho sentito ed artigliato l’aria come fosse innanzi a me, non fosse fantasma, spettro, antico rudere in cui ho abitato.
Solo vuoto, perduta traccia e vago senso di inutile ma ecco rimbalzi di antiche frequenze, riverberi infiniti in infinite immagini, fotografie affatto ingiallite, leggermente sbeccate, piccole pieghe ma figure chiarissime, troppo forse, troppo a volte.
Io vedo.
Nuvole e sole, movimento del pensiero e trasformazione in cerchio carico di elettricita’.
Come un basso martellante e persistente preannuncia nuova scena, nuova azione, tutto e’ attesa, stupenda attesa, meraviglioso abbandonarsi su ali distese e possenti, desiderio di essere, volonta’ di esistere forte.
Accade che una nuvola puo’ sognarsi aquila e piu’ di essa farsi grande, ali ancora piu’ veloci incuranti dell’eterea sostanza e proprio quando il volo pare infinito, nel mentre si e’ certi non debba mai concludersi ecco vento piu’ impetuoso, scossone celeste e via, disperdersi in particelle d’acqua, lacrime sulla terra, nutrimento della terra.
Non sara’ vita ma almeno e’ eternita’.
I cannot grow
I cannot move
I connot feel my age
The vice like grip of tension holds me fast
Engulfed by uoi
What can I do
When History’s my cage
Look forward to a future in the past

Faccia a faccia

Il polso ha iniziato a tenere il tempo di ritmi normalmente insostenibili e indomite sincopatie gestite come mai prima e con disarmante semplicita’.
Forse la pioggia toglie polvere su superfici abbandonate a se’ stesse o solo quel poco di lucidita’ dalla troppo assente tranquillita’, mente sgombera e pura passione nei gesti, nei pensieri.
Si, pensieri, anche pensieri liberi e veloci, tuffo in mondo frattale perfettamente definito, matematicamente coerente e inscrivibile eppure misterioso ed affascinante, infiniti antri da esplorare con altri e sempre nuovi universi in essi racchiusi e da scoprire a loro volta.
Giocattolo mio e solo mio, forse solo bella sensazione ma a volte serve, a volte ce n’e’ bisogno.
In fondo al cuore la consapevolezza che e’ stanza d’albergo e non casa, film stupendo in sala di borgata, sinfonia dentro radiolina, ma e’ farsi maestro di minuscoli luoghi che da’ saggezza, e’ la piccola roccia in cima al mondo sulla quale sedersi che rende dominatori di quanto giace laggiu’, per quanto lontano, per quanto profondo.

Blu vermiglio

E se ogni singolo istante della propria vita fosse a ripetizione infinita?
Non e’ il male, non e’ il dolore, non e’ la rabbia ad uccidere ma le grandi passioni, gli amori eterni, le gioie infinite.
Tanto tempo fa ho scelto e ho scelto per sempre.
Non sapevo neppure di farlo, non intendevo essere cosi’ assoluto in fondo e guardo la mia ombra per ritrovarla esattamente dove e come la avevo lasciata.
Contrasto evidente e nettissimo, nero profondo, profondissimo, si muove con me, rapida scivola dove cammino e con me percorre strade e osserva al di la’ delle nuvole, al di la’ del firmamento, al di la’ dei monti e dell’asfalto.
E’ che talvolta mi confondo e ci scambiamo di ruolo, posizione, destino, in certe occasioni striscio quando dovrei correre, in altre rimango impettito e immobile mentre dovrei sinuoso aggirare gli angoli e avvolgere gli ostacoli.
E’ che in certi momenti non mi sento infelice come dovrei, non sono depresso come vorrei, non vago sconsolato, incompreso, sconfitto come sarebbe giusto essere.
Forse e’ per questo che prediligo l’oscurita’ alla luce.
Il sole allo zenith nasconde l’ombra ma e’ un istante, un quanto inesprimibile di tempo troppo breve per essere compreso ma di notte no, di notte io e la mia ombra torniamo uno, fusione in cio’ che non sono mai stato, in colui che doveva essere al posto mio.
Hello image
Sing me a line from your favourite song
Twist and turn
But you’re trapped in the light
All the directions were wrong

Caraibi

Comprendo si possa confondere un ombrello col sereno, un sorriso con una risata, occhi chiusi col riposo, davvero lo comprendo.
Capisco che ho trascorso troppo tempo dietro sole ed acciaio per non trovarli mescolati al mio sangue, alla mia carne, lo capisco sul serio.
Pero’ ancora mi sorprendo, cosi’ non dovrebbe ma mi sorprendo ogni volta sia cosi’.
Sono grande ormai per attribuire doveri, responsabilita’ e la causa – effetto gioca solo nei tempi supplementari delle ore un po’ piu’ buie delle altre.
No, davvero non importa, sul serio non interessa, anzi se cosi’ deve essere sia.
Del resto il sole splende sempre in tv, metallo pesante nei filamenti di rame e pasta al pomodoro per cena; cosa altro posso desiderare mi componga e mi definisca?
Intanto Glass minimalizza il mio tempo e la mia prosa, io invecchio e lui no, questo va bene, questo e’ saggio, questo e’ necessario, importante il basso profilo pero’, tanta discrezione pero’, soffio di tuba e oboe circospetto e lentissimo, danza su melodia fischiettata tra me e me e cosa altro…
Si dimenticavo, domani e’ un altro giorno di sole e gia’ rido felicemente al solo pensiero e questo e’ il mio inno, il mio regalo, il mio ringraziamento alla vita.
Arrivo l

Rapidamente efficace

Ho riascoltato quella canzone… quanto tempo, mio Dio quanto tempo, quanto tempo…
No, non credevo fosse ancora sospesa su me, non credevo…
Eccomi qui, grande e libero, forte come non pensavo di poter divenire ed improvvisamente in ginocchio nel pantano di cio’ che e’ stato, nella fossa di quello che era.
Come millenni fa non riesco a stancarmi, non posso fare a meno di infilarla nella carne viva, squarciarmi il petto e affogare nel sangue che sgorga copioso.
Non e’ piu’ nemmeno terapia, tantomeno sublimazione del dolore: un brindisi, si un brindisi a cio’ che ero, a cio’ che ho fatto, a dove sono arrivato… all’esserci ancora ma ad aver imparato a sopravvivere…
Poi si, cospargere il capo di olii profumati lascia afrore di pulito ma niente altro e ancora e’ profezia, speranza, movimento sotteraneo di emozioni e sensazioni che non finiscono mai, mai, mai, ciclo vitale di ecosfera interiore, motore, carburante di perpetuo moto e luce sul grigio pavimento ancora accesa.
Forse e’ vero, non fu capita, non completamente e anche di questo mi sono fatto scudo, eppure qualcosa deve essere sfuggito anche a me se tutt’oggi ho ancora paura che un raggio di sole che ho sopra la testa, sciolga le ali di cera e mi abbagli la vista…
e ora non starmi a sentire
tanto guarda ho anche paura di farti capire
sono bene o male solo soltanto parole
come gocce che non cambiano il livello del mare
non scende e non sale
ma sotto qualcosa si muove
e sono tutte quelle voci che tornano nuove
e tornano pi

Sistema inerziale

Apologia della partenza o forse esaltazione della stessa.
Difficile stabilirlo, difficile parlarne, cosi’ allettante pensarci.
Corse che stabiliscono legami antichi, elastico teso e fionda potente in luoghi piu’ immaginati che visti.
Punti condivisi, il cielo ad esempio.
Non e’ un problema di clima ma di sfumatura, digradare d’intenso blu in rosso, nero, grigio, desiderio.
Partenza che non e’ fuga ma evoluzione, rivoluzione certo ma nello stato dell’esistere non della permanenza.
Concetto oltre al movimento, ricerca e ritrovamento di radici bramose di acqua, terra, aria.
A volte penso basterebbe un balcone, una panchina, vento caldo al tramonto, luci di auto senza fretta, bagliori da vetrine che stanno per chiudersi, coppie tranquille con piccole smanie di rientro rilassante a casa.
Ho guardato dentro quelle case attraverso finestre socchiuse e ho veduto cio’ che volevo vedere, ho invidiato cio’ che volevo invidiare, ho immaginato storie e racconti quotidiani, ho rubato zolle d’erba e costruito colline fiorite.
E’ in quei momenti che credo d’afferrare qualcosa che bramo senza sapere cosa sia, e’ quel ricordo dimenticato eppure mai vissuto realmente, vivido, dipinto con tavolozza di diamanti e stelle e poi…
… poi rimango con le mani contratte verso il cielo, grigio che non riconosco e trama mai vista.
Forse un passo piu’ vicino o forse ancora un’illusione, pero’ mi sento meglio e quello squarcio nella realta’ chissa’ non divenga sentiero…