Antica domanda. E se davvero cosmo tutto girasse attorno a me? Se scoprissi che incapacita’ di trovare soluzioni nasce dall’avere ogni risultato possibile negli occhi, nelle mani, nella mente? Se immettessi materia laddove aggiungere equivale a togliere quale sarebbe il mio peccato, la mia colpa? Quale condanna quindi?
E’ algebra errata, fisica aliena, geometria di sistema di riferimento completamente sbagliato, sbagliato non ignoto, sbagliato non ignoto, sbagliato e non ignoto e la storia d’analisi e colpe non piu’ regge, davvero non sostiene e sempre meno racconta verita’ nascosta sotto tavolo imbandito e sprecato, squallido.
Asse non levigato e schegge sulle braccia come corona di spine perche’ c’e’ un dentro e c’e’ un fuori, comunque un Dio d’ubiquita’ incerta e sicura sia almeno presenza decisa e convincente, ruolo da assumere e responsabile presa.
Ci vuole talento a distruggere, solo poco meno che costruire ma cio’ che differisce entrambi e’ linea di tempo in direzione da qualificare, a raccontare storia altrimenti inspiegabile, contorni talmente netti da apparire posticci e menzogneri.
Eppure guardo avanti e nel tenebroso orizzonte, chiarore di sole pallido qualcosa spiega e avanza dolce idea di sconfitta tramutata in vittoria perche’ se equazione e’ impossibile, impossibile diviene unica soluzione.
Piccolo, piccolissimo anfratto e dopo tempo e’ misura, scala a determinare meno sfuggente verita’ d’immensa porta per giganti di cosmica epoca d’oro quando il cielo era curvo e arcobaleno creava giorno illuminato d’impossibili colori, altri occhi, altri occhi, visione d’insieme alla quale prepararsi, essere pronti perche’ nulla e’ davvero indeterminato, inconsapevolezza come nuova ignoranza, stato immoto delle cose.
Mi bagni quindi il cielo, m’asciughino onde del mare, scaldi questa notte confusa certezza e ritrovarsi nella frequenza che frantuma roccia e stanchezza, perdita al posto d’abbandono, partita vinta perche’ non giocata e cosi’ sia, cosi’ canto, cosi’ m’incanto.
Living is easy with eyes closed,
misunderstanding all you see.
It’s getting hard to be someone
but it all works out,
it doesn’t matter much to me.
E’ algebra errata, fisica aliena, geometria di sistema di riferimento completamente sbagliato, sbagliato non ignoto, sbagliato non ignoto, sbagliato e non ignoto e la storia d’analisi e colpe non piu’ regge, davvero non sostiene e sempre meno racconta verita’ nascosta sotto tavolo imbandito e sprecato, squallido.
Asse non levigato e schegge sulle braccia come corona di spine perche’ c’e’ un dentro e c’e’ un fuori, comunque un Dio d’ubiquita’ incerta e sicura sia almeno presenza decisa e convincente, ruolo da assumere e responsabile presa.
Ci vuole talento a distruggere, solo poco meno che costruire ma cio’ che differisce entrambi e’ linea di tempo in direzione da qualificare, a raccontare storia altrimenti inspiegabile, contorni talmente netti da apparire posticci e menzogneri.
Eppure guardo avanti e nel tenebroso orizzonte, chiarore di sole pallido qualcosa spiega e avanza dolce idea di sconfitta tramutata in vittoria perche’ se equazione e’ impossibile, impossibile diviene unica soluzione.
Piccolo, piccolissimo anfratto e dopo tempo e’ misura, scala a determinare meno sfuggente verita’ d’immensa porta per giganti di cosmica epoca d’oro quando il cielo era curvo e arcobaleno creava giorno illuminato d’impossibili colori, altri occhi, altri occhi, visione d’insieme alla quale prepararsi, essere pronti perche’ nulla e’ davvero indeterminato, inconsapevolezza come nuova ignoranza, stato immoto delle cose.
Mi bagni quindi il cielo, m’asciughino onde del mare, scaldi questa notte confusa certezza e ritrovarsi nella frequenza che frantuma roccia e stanchezza, perdita al posto d’abbandono, partita vinta perche’ non giocata e cosi’ sia, cosi’ canto, cosi’ m’incanto.
Living is easy with eyes closed,
misunderstanding all you see.
It’s getting hard to be someone
but it all works out,
it doesn’t matter much to me.