Striscia di sole che avanza come sospinta dal vento fresco.
Profumo lontano giunge da chissa’ dove, attraversa alberi che lo accompagnano con grandi e plateali gesti, giungendo a me dopo aver invaso ogni anfratto, avvolto case, percorso strade.
Non e’ pace, nemmeno tranquillita’ e non puo’ essere, non potra’ mai essere ma certo stupisce la semplice osservazione di sereno e normale accadimento.
Normale, niente e’ piu’ normale in questa era di superlativi ed assoluti.
Il dimenticato piacere della ricerca del punto esatto d’equilibrio, estremi come pericolo non cosi’ eccitanti come li si vorrebbe, come ci raccontano debbano essere in una corsa finalizzata alla tensione, alla reazione, all’esagerato riscontro di costante allerta.
Dimenticare, dimenticare troppo e troppo in fretta, questo e’ il grande male del vivere sempre sul bordo delle cose.
Si, dimenticare e ritrovare, come quelle pagine di Ellis catalogate con sufficienza che illuminate dal chiarore limpido dell’aria e innalzate dal portentoso vento divengono passione e gioia.
Come la voce sconvolgente dei Nightwish che mi emoziona alle lacrime, lacrime che aria calda disperde, confonde, porta lontano mescolandole con chissa’ quali altre, con chissa’ quante altre, ma del resto di cosa sono fatte le nuvole per oscurare il sole, per dare tregua dal sole, per non rimanere sempre e solo abbagliati ma godere dei particolari, delle ombre, di cio’ che si lascia indietro e recuperarlo, magari tra rami poderosi e arrangiamenti d’orchestra, campane lontane e qualcosa che ho trovato ma che ancora non so cosa sia.
My first cry neverending
All life is to fear for life
You fool, you wanderer
You challenged the gods and lost
Save yourself a penny for the ferryman
Save yourself and let them suffer
In hope
In love
This world ain’t ready for The Ark
Mankind works in mysterious ways