Potrebbe anche essere la notte giusta per arrendermi, almeno un poco.
Abbandonarmi nella fragilita’, cedere alla debolezza, permettermi di non essere all’altezza, concedermi il lusso di una resa incondizionata.
Cio’ che vorrei di piu’ ora sarebbe qualcuno mi sussurrasse che tutto e’ sotto controllo e gestito senza di me, che ogni pezzo si incastrera’ con gli altri magicamente e senza alcuno sforzo.
Vorrei un lungo fiume e una barca su cui riposare mentre la corrente ed altrui braccia traghettano la stanchezza delle braccia, delle gambe, dei sensi, lontano da me.
Smettere di vedere il giorno con un grandangolo ed essere preso per mano, guidato con lenti movimenti e sicuro non preoccuparmi di ogni passo da compiere.
Eccomi quindi solo sul palco, tutte le luci puntate su me, dai riflettori odore acre di polvere bruciata e l’immensa sala innanzi allo sguardo.
Un bell’inchino alle sedie vuote, ai loggioni deserti, un umile passo indietro e ancora avanti per ringraziare nuovamente, si spengono le luci, lento scendo le scale del palco e senza esitazione mi incammino verso l’uscita.
Il palco e’ vostro, senza rancore, almeno per oggi voglio fare lo spettatore lasciando i protagonismi a ieri e al domani.
Io che non ho trofei
dentro i miei musei
nei tornei che non ho vinto
certo o incerto se ogni d