Essere isola, terra inesplorata, sabbia scossa dalle onde, palmizio al vento, pallido chiarore notturno, mare fluorescente e silenzio tutt’attorno.
Essere solo e non da solo come camminare su linea di mezzeria e stare al centro di margini sempre piu’ sfumati, ogni giorno meno evidenti ma ugualmente pesanti, macigni incontrollabili, ginocchia piu’ vicine al terreno.
Strada che si allarga ignorando confini e restrizioni eppure ne vengo compresso al centro come pressa che non lascia scampo e fuga, distorsione che neppure comprendo provenienza e scopo se non nella sovrastruttura di un mondo che comunque mi ha fatto suo, intrappolato in pensieri provenienti da chissa’ quale racconto, da chissa’ quale esistenza, da domeniche annoiate, strade piene di formiche, inutili insetti, mortali e patetiche creature la cui arroganza supera di gran lunga la mia vanita’.
Io so che in questi recinti v’e’ foraggio e calda paglia ma la linea non e’ ancora tracciata e non e’ volonta’, stanchezza o indolenza, non e’ mano debole e incostante, occhio distratto o cammino nervoso, ma e’ assenza di colore, strumenti, si strumenti per delimitare, dipingere, tracciare.
Piccola barriera che amplifica e non restringe, grande scorrere e soccorrere e guardare avanti e’ cosi’ complicato mentre sempre meno restano le armi a disposizione, sempre piu’ l’intonaco macchiato e gonfio e disfatto e quella striscia puo’ divenire scelta oltre che compagna, sola presenza che induce e conduce laddove c’e’ sempre un domani, uno scopo, un’ambizione.
Gia’ il domani, meraviglioso luogo quando non e’ qui ed e’ bene mantenere distanza anche quando ci si sente forti, invincibile alba che forse si confonde con rosso tramonto, notte da stelle brillanti che non sono sole.
Cometa cuci
la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e
vattene via.
Lascia che sia io a trovare
la libert