Ecco, ora si che il cerchio torna a chiudersi.
Cosa potevo aspettarmi, cosa volevo veramente in quale illusione stagnante mi sono tuffato credendola fresca neve appena sciolta.
E’ che devo convincermi che nulla e’ per caso, forse non predeterminato ma di certo non fantasia di un giorno di noia.
C’e’ qualcosa maledizione, qualcosa nella mia equazione che sbilancia il risultato, variabile imperfetta, imprevedibile e viscida.
Io pero’ mi fermo qui, davvero, non c’e’ abbastanza scienza nella mia logica, non abbastanza estro nella mia arte, insufficiente forza nei muscoli per andare oltre.
Poi forse basta poco, tanto e’ sempre questione di poco, e’ comunque questione di poco, dipende ogni volta da poco, ancora poco e il traguardo, forse meno e la conclusione, infinitesima distanza ed eccoci alla fine.
Ormai ho capito la lezione, compresa da piu’ tempo sperato e depongo le armi, non per resa o codardia bensi’ viso aperto laddove non c’e’ piu’ timore di sconfitta perche’ nulla si vince e tutto si perde.
Pero’ qualcosa imparo e non sempre cio’ che nuoce fa male perche’ forse avro’ torto oppure ragione, ma e’ certo che ho, e’ sicuro che sono, senza altri margini d’errore, senza zone d’ombra o incertezze.
Si, questa volta mi propongo senza domandarmi, offro senza discutermi e cosi’ rimarra’ finche’ rimango perche’ esisto nei diritti, una volta tanto nella certezza dell’immutabile e nella consapevolezza di essere fermo e solo punto, immobile in me stesso ma almeno non piu’ in balia di onde che mi vogliono differente.
Prendere o lasciare, ecco tutto.
Io intanto mi sposto un po’ piu’ in la’; una volta tanto il teatrino voglio guardarlo e non viverlo.