Oggi sento addosso il tempo andato o buona parte di esso, non so perche’.
Dipendera’ dai giorni un po’ tranquilli che lasciano tempo ed energie per guardare e guardarsi meglio dentro e cosi’ svelare polvere, riviste accatastate, ragnatele e appunti ingialliti, angoli bui che normalmente declinano all’oblio.
Antichi ricordi, anche piacevoli perche’ no ma che messi li’ uno sull’altro fanno un po’ impressione.
I ricordi, gia’…
I ricordi non se ne vanno, non ci lasciano mai e neppure svaniscono come fantasmi alle prime luci dell’alba.
I ricordi sono schegge traslucide sempre piu’ trasparenti, ogni giorno meno visibili forse ma non per questo meno presenti.
Dimenticando, il fondo diviene sempre piu’ evidente e prima di esso le vicessitudini sottostanti, frammenti diversamente polarizzati che rotazione d’asse tramuta da nero inesplicabile a invisibile presenza.
Ricordare opacizza e concentra lo sguardo strato su strato e ogni ricordo cambia posizione nella scala delle visibilita’ e delle memorie e cosi’ si diviene cio’ che si vede in quell’istante in un turbinio temporale ed emotivo che puo’ stancare, puo’ schiacciare, puo’ ferire.
Poi e’ in fondo un gioco, banale stratagemma per non sentirsi soli e sperare nel controllo, sbracciare nell’aria senza annegare ed emergere forse piu’ rinfrancati, magari in affanno ma nuova aria nei polmoni di questi tempi e’ benedizione.
Dig for victory, go for gold
I don’t wanna die before I get old
And I wonder where I’m going to
There’s some way out, there’s some way through
But I’m lost, I’m lost, I’m down again
My direction is changing, which way,
Which way can I go…