Nuovi strani sogni e nuove domande e nuovi ricordi e nuove perplessita’.
Ho congelato quelle immagini, analizzato il simbolismo, immerso in auto-transfert per ricavare misere verita’, banali congetture, inutili responsi.
E’ che in una realta’ sbandata, persino il percorso onirico puo’ essere quello giusto.
Ipotesi, supposizioni e una sola certezza nel caos inconscio: See Me, Feel Me degli Who che mi segue dal risveglio.
Non e’ esatto; e’ musica e immagini da Tommy, la sua sequenza finale.
Tommy libero che risale la corrente dove il fiume e’ ruscello, rocce levigate sempre piu’ appuntite e a strapiombo, nera parete e infine il piano, la vetta del mondo, del proprio mondo e il sole come premio.
Caldo sole da accogliere a braccia spalancate, fusione sacra e pagana, umano corpo eletto a corpo celeste come da Kubrickiana memoria e infinita pace, liberazione da ogni fardello, da tutti i dolori, dai dubbi e dalle domande.
Non molto diverse dalle scogliere di Quadrophenia in fondo; percorso inverso ma perche’ non finale ad anello nel suo opposto?
Davvero, non voglio riflettere su significati o collegamenti semplicistici, lascio letti e lettini alle spalle e nella penombra della giornata trascorsa soffiero’ ancora una volta sui graffi che la chitarra di Townshend lascia sulla pelle e con l’aliante bianco volero’ ancora una volta sul mediocre mondo sotto me.
On the dry and dusty road
The nights we spend apart alone
I need to get back home to cool cool rain.
The nights are hot and black as ink
I can’t sleep and I lay and I think
Oh God, I need a drink of cool cool rain.