Prolungare

Cielo coperto e ampi sprazzi di blu, sole coperto ma luce a sufficienza.
Pomeriggio avanzato, forse ora di rientro dal lavoro, pedonali deserti, un bambino lontano in bicicletta e qualcuno avanti lui, forse la madre, una persona non ha fretta di uscire dal campo visivo, probabilmente non ha fretta affatto.
Prato in ricrescita, foglie minuscole su alberi ancori spogli; la primavera sta arrivando.
Architettura semplice, essenziale ma atipica, certo funzionale nell’esprimere estro non appariscente, elemento di disturbo al piatto territorio, in qualche modo fusione non integrata ma inventata per sobborghi che chiedono di muoversi lenti, a passo di uomo.
D’istinto penso a Bach e alla sua Sinfonia N.ro 3 ma e’ manifesto di anima non fotografia, ripiego quindi su una fuga magari il Preludio e Fuga in re maggiore.
Ci siamo quasi ma troppa enfasi vira i colori su sfumature inopportune quindi perche’ non la Fuga N.ro 8?
E’ perfetto ora, troppo perfetto per riuscire a staccare gli occhi da quella singola immagine, fotogramma di un mondo impossibile, scrigno di tesori che non possiedero’ mai.
Desiderio intenso, profondissimo, dolorosissimo ma non e’ invenzione, non e’ illusione e gia’ aiuta a guardare un po’ oltre, solo un poco, quel tanto che basta per una nuova alba, una nuova canzone, un nuovo sorriso.

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