Parole scritte come pazzi animali giu’ per ripida collina sulla quale anche cadere e’ piacere ma un po’ e’ rimandare, un po’ sviare, placido quando e’ coltre di fumo, mantello sgualcito sempre d’effetto eppure trasparente per chi sente magari senza fermarsi a simboli, paradigmi che talvolta rappresentano loro stessi, metalinguaggio certo, musica che comunica ascoltandoci paziente perche’ ancora una volta in essa c’e’ grammatica e sintassi.
Esistono limiti, certamente autoindotti ma e’ decenza a parlare, e’ battaglia persa contro standard accettabili, accettati, giusti perche’ no, nel senso ampio di modo e genere che trascende parole e ridicole rivoluzioni, e’ ritorrno costante uguale a prima, a sempre, forse condito di televisori al plasma e connessioni digitali ma vi sono confini nei quali e’ bene confinarsi, circoscriversi, stringersi forte malgrado pugni e urla possano essere prezzo salato.
Oltre cio’ altri recinti di braccia e gambe e sembra tappa obbligata di umanita’ stanca di dovere, oblio di potere, onnipotenza alogena, carcassa alla ricerca che qualcosa la scopra, la sorprenda, le strappi carne dal corpo e se non migliore, almeno resa diversa.
Non si esce per merito, fato avverso o amico certo, eccesso di stupidita’ o lucida visione opposti ma indifferenti allo scopo, esterna visione di bianca luce da pioggia freddissima eppur liberatoria, purificatrice acqua che conserva forti, mantiene vigili, irradia certezza, consapevolezza che eppur fa male, malgrado tutto ferisce.
Non si fugge dalle gocce quando fitte come sono si possono indossare come abiti, seconda pelle, prima emozione, mistero di fantasmi eterei in sostanza, caldi come carezza nelle notti in cui si vacilla e ogni onda attraversa prima gambe, poi cuore, infine occhi che a fatica cercano, ascoltano, sospirano, vagano eppure immobili, esempio o meta non saprei, perche’ sapere e’ avvicinarsi, forse non trovare, ma almeno e’ tentare, provare, chissa’ forse riuscire.
The indolence of solitude may drive out the soul of its sermon,
and memory shall be lost to the blood which hopelessly pulsates…
…in our excruciating hearts