Il dovere di questi tempi ha un sapore quasi irresistibile.
In epoca di diritti, di permessi, di concessioni, di autorizzazioni, di immensa generosita’, di anime belle e candide, muovere passi nel giardino degli obblighi diventa pressoche’ irresistibile, a volte troppo.
Quanta voglia di prendersi qualcosa per se’, almeno ogni tanto, istituzionalizzare l’infrangere delle regole come avviene ovunque e far propria la regola -esisto quindi pretendo-.
Voglia di dirsi che non e’ debolezza ma desiderio, che non e’ cedere ma esigere, non egoismo ma giustizia.
Tanta voglia ma anche tante voci, voci dentro, voci antiche e profonde, forse di eta’ sbagliate ma mischiate con troppo sangue per estirparle dal pensiero, erba oggi cattiva, marcia e maleodorante, cariatidi polverose in disfacimento che ancora pretendono di dire cosa e’ doveroso fare… e ci riescono benissimo.
Rispettare comunque i miei doveri, almeno fino a quando avro’ bisogno di una coscienza per addormentarmi.
Solo i cinici e i codardi non si svegliano all’aurora,
per i primi