Prepotenza straziante

Non e’ questione di ricordare troppo, di tornare indietro in inutile gioco ma e’ la musica che non mi da’ tregua, e’ il mio legame con essa, quell’energia chiusa in me che cela momenti altrimenti perduti.
E’ forse quella magica simbiosi con le sette note che ho da che ho ricordi, da prima ancora se ascolto altrui racconti.
Sono quelle canzoni di milioni di anni fa, quelle da guardarsi al sabato sera su quel divano marrone tra moquette e strani soprammobili.
Tende con vistosi pattern in tinte autunnali, dirompente lampadario, forme tondeggianti a perdita d’occhio e l’immenso televisore, pesante anticipo del benessere a seguire.
Sdraiato tra l’intensa luminescenza del tv e i commenti dei miei, gli spettacoli di quando non esistevano scelte e forse per quello, magari solo per quello, immortali.
Odo quella voce, quell’intensita’ cosi’ comune allora, dolorosissima oggi, parole aspirate che strappano respiri dal petto, battiti dal cuore.
Girandola di emozioni, come le immagini di allora, bianco e nero che ruota vorticoso alternando scenografia, orchestra, pubblico e lei al centro, al centro delle immagini, al centro della musica, di sensazioni che non sono mai uscite dai miei pensieri.
Girandola di quel bambino che non sapeva, non capiva ma in qualche modo sentiva piu’ che ascoltava, con quell’uomo che e’ divenuto poco protagonista della sua vita e troppo di quei testi maledetti, impronte di qualcuno che fu cio’ che io sono, cantate da chi avrebbe potuto cantare a me, urlandomi in faccia cio’ che non dovevo, cio’ che non potevo, cio’ che non e’ stato.
Traslazione ed identificazione: la trappola piu’ antica del pop ma quando ci si sente un po’ fragili e’ consolante cascarci dentro e illudersi di una resa che non ci si puo’ permettere, che non possiamo mostrare davanti a quel silenzio, a quella voce che non risponde, a quella figura che e’ sempre fuori tempo, fuori fase, fuori la preghiera che la invoca.
Lascero’ il bambino ad ascoltare quelle canzoni e io staro’ qui ad attenderlo, anche se gia’ so che qui non arrivera’ mai, mai piu’.
Ma posso dirti finalmente
che c’e’ voluto del talento
ad essere vecchi e non adulti.
Amore mio
mio dolce, grande, immenso amore mio
dall’alba fino a che il tramonto io
ti amo ancora sai, ti amo…

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