Pezzi di laggiu’

Scrivere, esserci, dov’e’ la relazione, quale similitudine, attinenze e specchiate virtu’, speculazione forse o solo volonta’ di riempire un vuoto con insensata conquista.
Un nome e’ una parola, evocatrice ed illuminante, scorciatoia a volte, promemoria altre ma dietro si cela un solo e concreto ed ampio e conclusivo gesto che riporta a quanto gia’ inciso, che sia macchia o parola, senso compiuto o vaneggiamento di folle solitudine.
Ebbene esistere non basta se nessuno pronuncia il tuo nome e come albero inascoltato nella foresta, e’ possibile ambire a uno schianto talmente forte da risvegliare chi o cosa, un cenno, uno sbadiglio, chissa’ un nuovo giro di ruota.
Lettere, segni affiancati come scandaglio di tempo, traccia, impronta di corpo che ha egli si’ storia, massa, consistenza e realta’, presenza presente non ombra di cio’ che e’ passato e stato.
Ecco, questa e’ la visione di parole se ci fosse abbastanza mare, sufficiente sabbia impregnata di movimento, vita non che fu ma dinamico ed illuminante scintillio come di antico e fantastico sogno, sospensione di credo troppo materiale, eccessivamente pesante, astratto artifizio ancorato alla pomposita’ del luogo comune, dell’algebra di un’epoca che sempre meno mi appartiene.
Potrebbe, solo potrebbe senza essere ma esiste almeno un pensiero che lascia impronte dentro me, irriconoscibili rune di lupo alato, mito scordato di terre stanche d’essere esplorate, ma per chi ha lasciato stupido branco bighellonare laggiu’, sempre sotto vista ma lontano dal vento, allora vecchio si confonde con nuovo, fischio flautata nota e ogni notte puo’ essere nuova notte, proporzioni riacquisite, ricontestualizzate e se e’ vero che una stella e’ un sole, che il buio m’illumini, mi scaldi, mi rigeneri.
Help yourself
But tell me the words
Before you fade away
You reveal all the secrets
To remember the end
And escape someday

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