Tutto il freddo non impedisce a sudore e zanzare di assalirmi, ghermire forze e volonta’, mischiare lacrime e caldo e niente, niente, niente cambia mai in quest’incrocio che pare non finire, anello di realta’ del quale non distinguo piu’ inizio e tantomeno fine, silenzi di conclusioni mai troppo affrettate, voglia di terminare qui e desiderio d’incominciare un altro show.
Luna, ecco luna assente e ancora conservo scritta la mia preghiera ad essa, ricerca alienante ed alienata di giovani voglie, terrore di sempre, incubo ricorrente ed interminabile colmo di mostri indifferenti, innocui e proprio per questo spaventosi, raccapriccianti.
La verita’ e’ che il tempo non cancella, non purifica, forse graffia e poi sfuma, colpisce superficie senza sfiorare nucleo rovente e gelato nel contempo, non bandisce voglia di finire in un sospiro caldo, definitivamente eterno non prima che sfumi pero’ in lento assolo di violino, ultimo abbraccio a quanto di piu’ bello esiste al mondo.
Forse e’ sentirsi un po’ piu’ vicini alla soluzione di quanto sia mai stato, piu’ di quanto abbia mai voluto o preteso, dicotomica consapevolezza che evitare e’ decidere, ambire e’ fuggire e se paura e’ unico vincolo, tempo non appartiene a dominio delle scelte, non piu’ e non v’e’ rammarico alcuno in questo.
Poi termina, ogni pezzo rientra nel proprio alveo ma invero non tutto staziona nel salino ed immobile perdurare di cio’ che e’ giusto e dovuto e come specchio incrinato osservo sfasato volto un poco piu’ distante, sempre meno visibile eppure infinitamente piu’ comprensibile.
Se solo sapessi raccontare di sax, di strade nella nebbia, di notti d’estate potrei aspettare oltre, saprei comportarmi come dovrei ma e’ talmente tranquillizzante il torpore dell’infinito silenzio che gia’ diviene casa abitabile, chiesa in cui pregare, confessione in gara gia’ conclusa.
Our time is just a point along a line
That runs forever with no end
I never thought that we would come to find
Ourselves upon these rocks again