Notte senza treni lontani

Guardo alberi veloci, si muovono coprendo l’ultimo sole, intervalli di luce, tunnel alla fine del giorno e improvvisa la voglia di sdraiarsi da qualche parte e respirare, si respirare.
Ci sono stati giorni in cui muoversi era opzione non accettabile, mente lontana, molto lontana dal corpo.
Io ricordo, io ero li’, io sento ancora l’aria nei polmoni che schiaccia cuore e stomaco.
Asettico esistere, visione distanziata, terza persona inerte e paralizzata, peso del cosmo in minuscola particella al centro esatto del petto, atto incapace, impossibile reazione.
Come nuovo apprendere passi e coordinazione dopo infinita stanchezza, senza barriere, senza protezione, senza pudore, dignita’ barattata con biglie colorate e talvolta basta un sorriso, anche beffardo va bene.
Mi domando cosa avrei fatto se qualcuno avesse cercato davvero di comprendere, di aiutare, di allungare una mano, una stramaledetta mano e staccarmi da quel pavimento gelido.
Cosa sarebbe stato del mio oggi, del mio domani, dei luoghi e dei volti, dei gusti e delle scelte.
Pensare e’ avvicinare, ricordare e’ appoggiare nuovamente la calda guancia sulla terra e abbandonarsi, tentazione persino, nemico oggi risorsa ed e’ stupore, inconfutabile prova di quanto profondo sia il dolore che niente, niente puo’ guarire, non illusioni, non salti prodigiosi, non giardini sempre verdi e fioriti e se v’e’ condanna questa e’ profusa attorno, dentro e fuori ogni carezza, ogni bacio, ogni tocco.
Poco risentimento, alzata di spalle che tutto giustifica e irride, scherno che sa d’amaro lo so, lo so bene, gratuita menzogna, minaccia ridicola come bastone sulla tempia ma quel bastone ha colpito molto piu’ duro di quanto possa pensare, di quanto possa sopportare…
What have you got to say of shadows in the past?
I thought that, if you paid, you’d keep them off our backs
Where do we have to be, so I can laugh and you’ll be free?
I’d go anywhere
Baby, I don’t care
I’m not scared

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