Nessuno a casa

I numeri dicono che sono a meta’ della mia vita.
Non provo niente, niente che abbia un senso o la necessita’ di essere scritto.
Forse dovrei tirare delle somme, stilare un bilancio seppur parziale ma non ho intenzione, bisogno, voglia di farlo e mi chiedo il perche’.
Potrei accusarmi di codardia, non ragionare per non pensare, non farmi carico di tutte le valenze implicate e potrei avvicinarmi paurosamente alla verita’.
Potrei trovarmi sconfitto, demolito al punto da non avere piu’ forza per uscire da cio’ che sono divenuto e dalla tana che mi protegge e ancora non mi scosterei eccessivamente dal giusto.
Magari incosciente ed arrogante, stupido eterno in eterno splendore nel decadente andirivieni di questa Terra e di cio’ che la popola.
Sarebbe il caso festeggiassi ma ho poco fiato per le trombette e i cappellini danno fastidio, molto da’ fastidio, troppo da’ fastidio.
I numeri sono arroganti perche’ non puoi discutere con loro, a volte ingannare, altri aggirare ma i numeri non ammettono compromessi e per questo, alla fine del giorno, credo solo a loro e solo con loro voglio restare.
I numeri sono amici perche’ sono sinceri, crudelmente veri e mai verosimili e oggi non voglio altro, non desidero altro.
Magari non e’ il caso di restare a commiserarmi malgradi sia scelta, volonta’ e presa di coscienza di non aver imparato niente, di non aver guadagnato niente e che niente mi rimane in queste mani vuote.
Sbagliato qualcosa?
Ma no, niente se sbagliare e’ scelta involontaria ma quando il risultato e’ conseguente risultato allora rimane orgoglio, forza e quel pizzico di coraggio che serve sempre, che fa andare avanti.
Pero’ mi scuso con chi non ha voce in capitolo e vorrebbe averla, con chi scuote la testa e si gira, con chi non gliene potrebbe fregare di meno.
Ora voglio solo tutta la maledetta musica dei miei anni, voglio affogare nel pop piu’ doloroso, voglio precipitare nel vuoto piu’ nero, nel baratro piu’ scuro, voglio perdermi e ritrovarmi ma non subito, trascorrere un po’ di tempo tra pioggia e rovine, sterpaglie ed erba secca, girarmi verso il sole che tramonta alle mie spalle e respirare forte, iperventilare e lasciare andare la testa lontano, leggera, balsa in mezzo alla tempesta ma almeno libera.
… e’ che quei suoni mi tengono qui e vorrei andare, ma non riesco, non posso, non posso, ma non posso e continuano a starmi accanto, a starmi dentro e nulla e’ possibile finche’ restano vicini, io ho bisogno di loro e loro di me…
In questa meta’ vita ho fatto quanto ho potuto e se ho perso, se sono stato sconfitto, se brancolo nel buio piu’ di prima allora questa e’ la mia sconfitta ed il mio buio, amici di oggi, amici di sempre, forse uniche e misere conquiste ma ci so convivere, ci so dormire assieme e li voglio con me, vicini a me perche’ di certo, nella seconda parte della mia vita, so che comunque vada, per quanto resista, non mi abbandoneranno mai.
I’ve got a little black book with my poems in.
Got a bag with a toothbrush and a comb in.
When I’m a good dog, they sometimes throw me a bone in.
I got elastic bands keepin my shoes on.
Got thirteen channels of shit on the T.V. to choose from.
I’ve got electric light.
And I’ve got second sight.
And amazing powers of observation.
And that is how I know
When I try to get through
On the telephone to you
There’ll be nobody home.
I’ve got the obligatory Hendrix perm.
And the inevitable pinhole burns
All down the front of my favorite satin shirt.
I’ve got nicotine stains on my fingers.
I’ve got a silver spoon on a chain.
I’ve got a grand piano to prop up my mortal remains.

I’ve got wild staring eyes.
And I’ve got a strong urge to fly.
But I got nowhere to fly to.
Ooooh, Babe when I pick up the phone
There’s still nobody home.

I’ve got a pair of Gohills boots
and I got fading roots.

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