Trovarsi un po’ li’, perduti ed inutili mentre tutt’attorno avvizzisce e scompare, non senza un lamento, un ultimo grido, latrato talvolta, sospiro altre.
Se dovessi pensare ad un suono sarebbe di cento corde battute con dolce maestria e tenera compassione in un sapore finalmente antico e non etnico, tradizione trasformata in memoria storica, forza d’imperante civilta’ quando il tempo e’ giudice unico ed incontestabile guardiano di verita’.
Anche silenzio se potesse suonerebbe medesime corde ma silenzio e’ solo, silenzio e’ sordo perche’ nulla ha da ascoltare se non se’ stesso e nella luce riflessa grida inascoltato, magari compiaciuto o forse disperato, smarrito nei ricordi, perso nelle occasioni, girandola di una discesa senza fine.
Mi domando cosa accade nel superare quella soglia dalla quale non si torna, fine di parabola alla quale nessun rimedio compensa ed aggiusta e non posso immaginare la sensazione del comprendere che gia’ e’ stato fatto, gia’ e’ accaduto, stupendamente inutile persino riflettere e cosi’ patetico il perderci ulteriore tempo.
Volonta’, la volonta’ e’ energia che non si esaurisce ma semplicemente si spegne con banale interruttore e non v’e’ mai buio, solo orrenda penombra, fioco bagliore e tanto basta per arrendersi soffrendo, ultima visione di volto stanco ed inerme che nulla serve oltre terminale fiotto di odio ed oscuro risentimento.
Ha poi tanta importanza illuminarsi di luci che a loro volta si spegneranno nel fragore dell’assenza, memoria latitante, senso di corsa su breve, forse media distanza, neppure polvere nei millenni di millenni, nessun figlio degli eoni del cosmo tutto, cenere di stelle troppo distanti per essere pregate, venerate, seguite e in quel silenzio anch’esse mi seguono, mi avvolgono, mi proteggono.
Bitter words mean little to me
Autumn Winds will blow right through me
And someday in the mist of time
When they asked me if I knew you
I’d smile and say you were a friend of mine
And the sadness would be Lifted from my eyes