Nascondendo il respiro

Avrei bisogno di un po’ d’inverno, almeno stanotte.
Sento la necessita’ di provare freddo e di udire gelida aria sibilare tra le fessure, insinuarsi tra gli stipiti delle finestre, strisciare bassa sul pavimento e infine aggredirti tra un pensiero e l’altro.
Il gelo aiuta il silenzio a parlare, lo accompagna nel narrare storie spesso semplici ma importanti perche’ e’ nel vento ghiacciato che i racconti escono a danzare pattinando celeri nella stasi, senza paura, senza timore di essere scoperti perche’ col freddo le anime si rannicchiano in cerca di caldo, protette dal proprio tepore, chiuse in se’ stesse come gatti assopiti e sornioni, incuranti di quanto avviene, indifferenti a chi fugge, a chi volteggia, a chi semplicemente non teme di rivelarsi.
Ci vorrebbe gelo intenso e polvere sospesa nella luce dei lampioni, minuscola materia che non appartiene piu’ a nessuno e per questo di tutti, forse inutile scarto o forse messaggera di quei racconti che si credono propri.
Chissa’, magari neuroni di cosmica mente, energia visibile nell’aria immobile e noi illusi di individualita’, inconsci ricettori di insieme universale, gia’ chissa’…
Forse e’ addentrarsi in sottorealta’ schiacciate dalle logiche premesse del mondo, inutili cerchi tracciati in ancora piu’ inutili slanci di indefinibile bisogno.
Ancora una volta non sara’ chiaro il come ma il cosa e’ lampante.
Il ghiaccio si confonde
con il cielo, con gli occhi
e quando il buio si avvicina
vorrei rapire il freddo
in un giorno di sole
che potrebbe tornare in un attimo solo.
Forse stanotte,
se avro’ attraversato
la strada che non posso vedere
poi in un momento
copriro’ le distanze
per raggiungere il fuoco
vivo sotto la neve.

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