Misura silente

Uscendo nell’aria ho respirato aria ed e’ stato come fosse la prima volta.
Ora di grugniti davanti telequiz, ora di lamenti e mugugni, ora di maledizioni cosi’, giusto per non perdere ritmo e cadenza.
Odore dolciastro e caldo e stranamente non fastidioso, poche auto ed e’ ulteriore anomalia ma la citta’ sembra stranamente rilassata, impropriamente silenziosa, placidamente adagiata sulle propria ossa, rigurgiti rimandati a un domani sempre troppo vicino.
Guardo verso l’alto, incontro un cielo anch’esso stanco, indifferente, bravo mestierante nel carico di stelle annoiate e poco ispirate, luna opaca forse un poco infreddolita, senso dell’inutile che talvolta e’ benessere.
In tutto questo respiro ancora e apro gli occhi, occhi a fessura da tutto il giorno, occhi che non hanno voluto vedere forme solo macchie, qualche colore, sfumature giusto per distinguere, per non cadere, per non sdraiarsi arreso e perduto.
Un quanto di tempo per non sentirsi solo, non tranquillo perche’ tranquillita’ e’ fermarsi, tranquillita’ e’ per chi e’ giunto senza arrivare e per coloro che oltre ogni aspettativa hanno superato un traguardo inimmaginabile.
Io no, io ho scelto e voluto, io ho la mia stella troppo lontana, la’ laggiu’ da quella parte, fuori portata dalla vista, piu’ vicina al cuore che al calore, singolo violino di un’orchestra che da tempo si e’ allontanata dietro le quinte, voce che in solitudine suona con ardore per una sala vuota sapendo eppure che qualcosa rimane sul pregiato damasco dei sedili impolverati.
Ho respirato e non per vivere, non per non morire, non per sottrarre ossigeno alla terra, non per dovere e banale incondizionato riflesso.
Ho respirato per me, perche’ ogni tanto me lo merito, perche’ e’ quanto di meglio possa dare, avere, sussurrare e se un respiro puo’ essere tempesta allora io sono quel respiro, io sono quella tempesta.
At night
I hear the darkness breathe
I sense the quiet despair
Listen to the silence
At night
Someone has to be there
Someone must be there

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