Irrequieto e un po’ nervoso cerco calma ovunque mi giri.
Il piano di Lewis e’ piccola sosta ma non meta e lacerato vago tra arrangiamenti orchestrali e percussioni elettriche che fanno male anche a basso volume.
Mi concentro pensando a che farei stasera se schioccare le dita fosse realizzazione di una voglia e la mente gira a vuoto tra immagini veloci ed inutili, guazzabuglio di note senza schema e struttura.
Birra gelata a stento rimanda a inetto protagonista di qualche telefilm senza dissetare, senza soddisfare, senza suggerire alcunche’, rimando a squallido epilogo da qualunque lato lo si guardi.
Questa sera non ho patria o scopo, musica o poesia perche’ non limitarsi a galleggiare nell’inutile mare dell’altrui consueto.
Accompagnare con inerzia oppure, oppure cosa.
Scrivere cio’ che penso, dichiarare cio’ che ora dorme e poi ottenere cosa se non ludibrio meritato e certo senza ragione, senza concreto risultato.
Tentazioni di minimalismo, contrazione ad un passo dal surreale e potrebbe essere esperienza se potessi desiderare fortemente qualcosa, se suono industriale risvegliasse quanto e’ assopito ed irritato, se gravita’ fosse astrazione matematica e rapide rotazioni il miglior trasporto possibile.
E’ tempo di riappropriarsi di un po’ di gelo e con esso rendere stasi stato permanente, illusione lo sia oggi, adesso e domani i nuovi sussulti domineranno terra e cielo, balzi leggeri di realta’ ma regalano sorrisi e grandi pacche sulle spalle, soldi finti e caramelle e forse un senso, anche superficiale, magari scomodo ma almeno da possedere realmente…
We stand or fall
With your future in another’s hands
We stand or fall
When your life is not your own
When white turns to red
In the not too distant days
Will force and misery
Be the life you have to lead?