L’uomo che regalava canzoni non sapeva comporre. Si accontentava di vagare attorno ai suoi soli come un pianeta arido. Non conosceva alcun accordo eppure nessun accordo gli era sconosciuto.
L’uomo che regalava canzoni quando regalava canzoni riceveva solo dei grazie e nessun sorriso.
L’uomo che regalava canzoni andava spesso sul suo balcone e respirava aria fresca. Oltre le colline il sole si spegneva e non sapeva che pensare. In quel momento c’era sicuramente qualcuno che guardava quel sole sorgere ma questo non lo consolava. Non provava tristezza o solitudine eppure non riusciva a cavalcare quei raggi pieni di vita.
L’uomo che regalava canzoni piangeva poco ma quando lo faceva le lacrime gli bruciavano il volto come colate di piombo. Egli non lo faceva vedere eppure non si nascondeva. Come un bambino andava nell’angolo piu’ lontano della stanza e aspettava che qualcuno venisse da lui e quando nessuno veniva chiudeva gli occhi e si immaginava un nuovo gioco.
L’uomo che regalava canzoni era pesante ma un tempo correva piu’ veloce di un levriero. Aveva un bellissimo paio d’ali ma ormai non sapeva dove volare e branchie per le profondita’ piu’ oscure, ma non sapeva che farsene mentre sguazzava nella pozza in cortile.
L’uomo che regalava canzoni sognava laddove gli altri ballavano. Un tempo era stato in quei luoghi e gli erano piaciuti. Ricordava feste e danze. Ricordava viali alberati con strade misteriose e suadenti. Aveva percorso quelle strade ma era diventato stanco e si era fermato sotto un pino, uno dei piu’ alti e possenti ma questo non bastava a proteggerlo dalla pioggia e dal freddo.
L’uomo che regalava canzoni aveva nelle scarpe un ritmo tutto suo.