Che strano modo questo di comunicare, come circumnavigare una stella per poi tornare e raccogliere un fiore.
Compensazione ed assenza, carenza insita in natura forse avara, ingenerosa certo, corresponsabile col fato di stato di cose che ho invano combattuto e contrastato e gloria sia per tentativo pregevole e irrealizzato.
Oggi sono piu’ vicino all’imperfezione di ieri, altresi’ di ieri piu’ vicino alla verita’, astrazioni la cui ombra attraversa il giorno, il momento, il senso del giusto, del dovuto, della passione, del cuore.
Parole per coprire parole, rifuggo semplicita’ in cerca di nobilta’ immeritata, minuscola gloria almeno un poco dovuta ma non abbastanza per non avere piu’ occhi, orecchie, senso di dignitoso rispetto per chi ha anteposto l’esistere al divenire, il coraggio, quello vero ad inutile dispendio d’energia, forza sparata nel centro del nulla quando ben altre vette, incredibili distanze, inimmaginabili profondita’ avrei raggiunto con diverso senso della vita.
Non seguire, non ambire, non cercare, non raggiungere chi come me insegue, osserva dal basso olimpo fin troppe volte immaginato, dipinto con dovizioso spirito, generoso sforzo ma e’ palliativo, tiepido sorriso di ben altra natura rapportato.
In me vedi fiume ma solo sono alveo quando e’ acqua che delinea e disegna vene nel corpo della vita, arida conca di pietre, mero contenitore definito da cio’ che porta non da quello che e’.
Eppure leggo e affondo nella semplice complessita’ che instacabilmente m’impongo di riprodurre se solo potessi scivolare fluido e lineare, se non smarrissi regolarmente il cammino, se avessi un luogo vero in cui rifugiarmi.
Io sporco, io imbratto, io inutile testimone di altrui favole, di personali demoni con un solo, solitario, incantevole angelo in tutta la mia vita.
I lift my hands from touching you
to touch the wind that whispers through
this twilight garden
turns into a world
where dreams are real