Ringhiere arrugginite, cromature tanto lontane, luminose trasparenze nella scintillante e concreta resistenza e nel suo opposto e’ visione di casa gialla in mezzo ad un lago.
Piccolo motore ma e’ propulsione, invocazione esaudita, fuga si fuga in quel luogo, quel piccolo luogo in cui realta’ ha origine, laddove il niente e’ acqua immobile e brulicante di vita, corpo diafano con poche stelle ma luminosissime.
Nell’acqua la vita inizia ma nell’acqua finisce per ricominciare anche quando ripartire e’ spostarsi solo un po’ piu’ in la’ e poi fermarsi per emergere sorpresi ma calmi, placido camminare, deciso inoltrarsi, senza segreti, senza piu’ ricordi, eterno presente.
Gelosia di una passione e tutto e’ perdonato se c’e’ purezza di sentimento, se la vita si giustifica con la vita, se nascondere invero e’ rivelare, segreto nella nebbia, segreto nel buio.
Immergersi ed e’ scambio tra mondi, invasione di altra realta’, penetrazione del suolo nell’ultraterreno, vivi che terrorizzano, dominano regno creduto mistero, un dito sotto il mare, a mille kilometri dal vento.
Affondare per riemergere e una volta liberi niente fa piu’ paura, non la morte, non il sesso, tantomeno la vita.
Ciclicita’ del cielo, costanza dell’uomo nelle patetiche miserie quotidiane, grandi gesti solo espressione dell’ordinario mentre e’ il coraggio di acciaio nella gola, nel ventre, nell’anima, sacrificio necessario, passaggio obbligato laddove il sangue e’ benedizione, rito primitivo, dolore che conduce, guida e glorifica.
E’ che la vita si nasconde dove mai ci aspetteremmo e allo stesso modo si conserva, scambio di ruoli, inversione di potere e tendenza e li’ nel predominio ritrovarsi, raccogliere una essenza e farla propria donandosi a propria volta, immolarsi sull’altare dell’eternita’ e ripartire dalla piu’ piccola delle cellule, atto dovuto, segno deposto, nuovo seme, nuova conquista, nuovo uomo.