Inventare la rugiada

L’arte e’ acqua su terreno impervio e mobile.
Piano semovente, oscillante, vibrazioni multiassiali di supeficie vasta quanto una vita intera con impervie cime e profondi canaloni aridi, foreste e deserti, laghi, fiumi e firmamento quando il sole non agita il suolo.
Vita che muove se’ stessa in diverse incarnazioni, motore autoalimentato, circolo virtuoso, volano a rotazione perpetua, ecco la corsa senza fine, innanzi a me il mistero eppure voglio oltre e cerco la scintilla primeva, ragione che sostiene la genesi e cosi’ osservo distaccato il moto che io stesso subisco, esperimento e ricercatore, padre e figlio, scrittore e testo, linguaggio e metalinguaggio di un racconto che sempre meno comprendo.
Esiste pero’ un fluido che scorre come sangue vermiglio nelle vene delle giornate, si insinua nelle crepe, in fessure celate dalla polvere, in sentieri battuti da impronte dimenticate o quotidiano percorrere.
Esiste energia violenta e delicata, dolce fiume in piena dai greti sempre diversi e per questo importanti per non cadere nell’insensato scorrere delle ore, acqua mai torbida che rinfresca, acqua limpida di bagno ristoratore, acqua che come oggi sommerge ma non annega, fluido amniotico in cui rinascere.
Disteso sulla terra umida
Mi perdo tra le nuvole
Sento la pioggia sulla pelle pungere
Il volo degli uccelli

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