Come eco da caverna profondissima, ascolto smarrendo senso del tempo ritrovandomi incapace di capire, solo udire, solo sentire e sono brividi meravigliosi quelli che rinuncio a gestire.
E’ notte col silenzio che ognuno merita nella vita ma da qualche parte e’ calda mattina di settembre, afa leggera ma persistente, asfalto mischiato a sete e fame, scarico d’automobili come jungla e tempo di correre, di viaggiare, di buttarmi ancora un po’ via, via nel mio mondo.
Ricerca frenetica, delizia dell’inaspettato, fremito del non ottenere quanto si cerca e poi palpebre che come in film si chiudono e riaprono a dimezzata velocita’, respiro sospeso nel petto, distorsione di realta’ che dura spazio di un sorriso e quel senso di pace misto a eccitazione di chi sente di avere un magnifico presente e un futuro dal sapore di luminosa alba.
Il resto e’ viaggio controllato, incantato, perso, meraviglioso oggetto, sfiorare per non toccare, reliquia la cui arte celata e’ piu’ dell’impronta divina, profano che nulla ha da apprendere dal sacro, semmai reciproco riflesso di comune origine, tacito accordo e pletora d’intenzioni, potenziali movimenti, diramazioni multidimensionali che si dipanano innanzi ai finestrini piu’ veloci dello sguardo ma non della voglia di vivere.
Dopo ricordo mano tremante di diamante su vinile, vibrante crescere, non consapevole ma ora certo di quel piccolo spingersi avanti verso nuovo limite, scaglie di pelle gettate altrove con la felice rabbia di chi sa di muoversi nella giusta direzione, incognito come premio e non punizione e se comprendere appieno e’ privilegio di cio’ che e’ stato, inconsapevole e’ condizione privilegiata, spazio interiore che inizia a raccontarsi, esso stesso luce nell’imposta tenebra dell’altrui concepire e come nuova carne rinascere e alfine riconoscersi.
Native these words seem to me
All speech directed to me
I’ve heard them once before
I know that feeling
Stranger emotions in mind
Changing the contours I find
I’ve seen them once before
Someone cries to me