Camminavo e ho guardato avanti spaventandomi.
Troppa strada oltre lo sguardo o forse troppo poca chi puo’ dirlo, comunque incognite, comunque delusioni, incomprensioni, tenebra e ragnatele.
Ho girato la testa ma sono stanco di rivedere cio’ che gia’ conosco, sono annoiato dalle orbite prestabilite di quanto gia’ e’ avvenuto.
Guardando in basso non cado, nessun ostacolo inatteso, passi precisi, controllo assoluto.
Immensa noia di asfalto sempre uguale le cui infinitesime asperita’ non emozionano, non eccitano, bastano a stento a dare un senso al solo camminare.
E allora rimane il cielo, su, oltre l’aria, oltre la luce, oltre il vuoto, fino all’origine, giungere da dove si e’ partiti in fondo, laddove sapevamo davvero cosa significasse l’assoluto, nel luogo in cui materia e tempo e pensiero davano senso alla densita’, al peso della realta’, plasma caotico eppure ordinatissimo nell’immenso peso specifico, nel sentirsi appartenere a un insieme senza confini perche’ indefinibili, inconcepibili, incalcolabili.
E allora guardo in alto, sospinto dalla stessa aria calda che conduce nuvole nere verso di me, anche loro viaggiatrici, anche loro alla ricerca di un infinito e chissa’ che non sia proprio quel selciato dal quale tento di allontanarmi…
I am the eye in the sky
Looking at you
I can read your mind
I am the maker of rules
Dealing with fools
I can cheat you blind
And I don’t need to see any more
To know that I can read your mind, I can read your mind