Il lungo molo da percorrere

Il Ben Watt di “North Marine Drive” sembra ascoltato oggi per la prima volta e un po’ mi fa riflettere.
Non so se sia positivo o meno; sono talmente tanti anni che mi accompagna e l’ho tenuto vicino a me, accanto a me, stretto a me in lunghi giorni e cosi’ tante notti che pare qui da quando esisto.
No, non so se sia positivo tremare come una foglia sulle note di quel sax disperato e solo malgrado ne conosca le note meglio che la mia voce, non so se sia positivo far scendere un velo sulla stanza scarsamente illuminata e tuffarmi un tutte le ombre di ieri, di oggi, di sempre.
Se ripenso a cosa e’ cambiato da allora, trovo solo la premonizione dei bisogni futuri di quel mare gelato del nord, icona estiva fuori tempo, pesanti abiti da indossare per viverlo, grigio come abito naturale relegando i colori sgargianti al tempo dei turisti e li’ un arrivo, chissa’.
Un tempo vi trovavo solidarieta’, complicita’ disperata, un po’ di comprensione.
Oggi e’ piu’ amico, racconto liberatorio, dialogo sussurrato, un po’ di rassegnazione.
L’equazione torna, e’ la vita che non lo fa, quasi mai…
Crippled anger from a crippled brain
Crippled footsteps through a crippled train
Bloody headwound leaves a bloody stain
On a raincoat smelling from the rain
It’s the last train, it’s the last train home
It’s the last train, it’s the last train home

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