Completa sincronia, totale distacco, lisergico momento di ghiandole e stanchezza, avvicino i suoni a me perche’ li voglio stringere, abbracciare, dedicare loro i miei sogni piu’ belli, gli incubi peggiori e instancabile racconto tra bisogni e pensieri che strappo violentemente dall’anima e con odio sfondo il loro grigio cuore nella speranza di rosso sangue, nel desiderio sadico e cattivo di tranciare braccia e gambe affinche’ non scappino piu’, non s’allontanino troppo da me e con me finiscano i loro giorni, le loro voglie, bisogni e necessita’.
Ascolto e sento e comprendo e mi domando se sia quella unica felicita’, sia l’eterno colore che ruota e si mescola dentro altro colore, dentro altro colore, dentro caleidoscopio di schermi e dentro forme e dentro suoni e dentro flauti meccanici eppur dolcissimi, stridore di denti morbidi ed avvolgenti e non provo dolore al tocco anzi calda sensazione di trovata meraviglia che meraviglia non e’, non dovrebbe almeno, non in questi anni di voli in cieli sempre piu’ aperti, sempre piu’ alti, d’aria rarefatta che da’ alla testa e leggeri ci s’innalza cantando le lodi di un tempo andato ma non dimenticato che vivo, che indosso nelle sere migliori, nel festeggiare cosmo mio solo e di nessun’altro.
Ero la’ ed ero bambino, ieri e oggi sul bordo ripido di nastro marrone e gia’ comprendevo ma non sentivo, oggi sento e non comprendo ma va bene cosi’, meglio e’ cosi’ se incantato non mi ribello e lascio fare, resto ad ascoltare e che altri osservino scritte d’ignota lingua da tutti compresa e da me solo ignorata quando non ho bisogno di capire nulla, non mi serve tradurre banale segno quando e’ il gesto che definisce e giustifica.
Forse e’ solo magia o un pezzo d’anima incastrata di colui che ha ridefinito i canoni della morte, ha saputo giocare con essa e vincere, vivendo perfetta dipartita, abbandonando il gioco quando ormai stanco e noioso, senza rimpianti, senza preghiere ma immerso in quei colori, nascosto tra le forme e schermi e caleidoscopi e flauti, si flauti dolcissimi…
Lime and limpid green, a second scene
A fight between the blue you once knew.
Floating down, the sound resounds
Around the icy waters underground.
Jupiter and Saturn, Oberon, Miranda
And Titania, Neptune, Titan.
Stars can frighten.
Ascolto e sento e comprendo e mi domando se sia quella unica felicita’, sia l’eterno colore che ruota e si mescola dentro altro colore, dentro altro colore, dentro caleidoscopio di schermi e dentro forme e dentro suoni e dentro flauti meccanici eppur dolcissimi, stridore di denti morbidi ed avvolgenti e non provo dolore al tocco anzi calda sensazione di trovata meraviglia che meraviglia non e’, non dovrebbe almeno, non in questi anni di voli in cieli sempre piu’ aperti, sempre piu’ alti, d’aria rarefatta che da’ alla testa e leggeri ci s’innalza cantando le lodi di un tempo andato ma non dimenticato che vivo, che indosso nelle sere migliori, nel festeggiare cosmo mio solo e di nessun’altro.
Ero la’ ed ero bambino, ieri e oggi sul bordo ripido di nastro marrone e gia’ comprendevo ma non sentivo, oggi sento e non comprendo ma va bene cosi’, meglio e’ cosi’ se incantato non mi ribello e lascio fare, resto ad ascoltare e che altri osservino scritte d’ignota lingua da tutti compresa e da me solo ignorata quando non ho bisogno di capire nulla, non mi serve tradurre banale segno quando e’ il gesto che definisce e giustifica.
Forse e’ solo magia o un pezzo d’anima incastrata di colui che ha ridefinito i canoni della morte, ha saputo giocare con essa e vincere, vivendo perfetta dipartita, abbandonando il gioco quando ormai stanco e noioso, senza rimpianti, senza preghiere ma immerso in quei colori, nascosto tra le forme e schermi e caleidoscopi e flauti, si flauti dolcissimi…
Lime and limpid green, a second scene
A fight between the blue you once knew.
Floating down, the sound resounds
Around the icy waters underground.
Jupiter and Saturn, Oberon, Miranda
And Titania, Neptune, Titan.
Stars can frighten.