L’universo finira’ con me: non mi spaventa, e’ quasi conforto, protezione.
Non c’e’ paura, non c’e’ mai nella consapevolezza assoluta, nella verita’ indiscutibile.
Dovrei sentirmi molto solo ma non lo sono perche’ il futuro converge col nessun futuro, bianco e nero, acceso e spento, no mezzetinte o penombre a creare indecisione, sospetto, titubanza.
E’ talmente facile, cosi’ facile, come coprirsi gli occhi e non vedere piu’ alcuna luce, tapparsi le orecchie e lasciare i rumori lontani da se’.
Cerco ragioni per smentirmi ma non riesco a trovarne.
I lasciti esistenziali sono talmente impegnativi, cosi’ pesanti e pressanti, responsabilita’ che trascendono i doveri, impegno verso un’umanita’ indifferente, troppo protesa al perfetto e all’eterno per bazzecole come la mortalita’, cio’ che transita e non stazione, non prolifera, non germoglia.
Sono un’istantanea nel flusso d’immagini, fotogramma in fusione bloccato sulla lampada, colori brillanti e luminosi poi bolle marroni e odore di bruciato.
Un rivolo di fumo e cosa rimane, forse ombre sulle pareti, parole sospese, canzoni dimenticate, qualcuno che mi ricordi, a cui ho dato qualcosa forse…
The innocence of sleeping children
Dressed in white
And slowly dreaming
Stops all time
Slow my steps and start to blur
So many years have filled my heart
I never thought I’d say those words
The further we go
And older we grow
The more we know …
The less we show …