Non c’e’ abbastanza jazz in queste sere, rabbia ingiustificata filtra emozioni scindendo colori in sfumature primarie senza compremessi, contrasto faticoso da gestire, iperbole che a tratti pare troppo ripida e chiudere gli occhi, trattenere il respiro e’ necessaria precauzione per non precipitare, per non avere troppa paura, per mantenersi in perfetta perpendicolare all’instabile terreno.
Rughe leggere al minimo sorriso e a stento freno strisce di gelatina e materia perche’ evitare e’ salvezza e condanna nel contempo, propulsione distruttiva a contrasto di immobile agonia e potrei persino prenderci gusto fintanto che i polmoni mi sostengono, mentre false certezze carburano motore esausto, vuoto serbatoio calcificato, ammaccature interne non piu’ riparabili.
Uscire ed e’ fuggire mentre aria rinfresca e colore sorprendono, farsi seguire dalla strada senza piu’ niente da dire e lascio siano le nuvole a raccontare, il primario bisogno di sopravvivere malgrado tutto, nonostante lo stato perenne d’imperfezione che come crepe su liscia parete distolgono e confondono, decentrata analisi, immagine sfalsata e non rimane altro che abbozzare circostanziato assenso e in fondo che altro rimerrebbe da fare.
Divenire qualcuno che attende e disprezzarsi per questo ma ben altro e’ da osteggiare, affrontare senza impegno, senza calore, senza passione cio’ che fugge e seguire e’ un po’ fuggire, come se al di la’ di dove non posso vedere sia riposto un sole piu’ caldo di questo, asfalto meno scosceso, sfera perfetta non di questa terra, ammirevole precisione che a stento comprendo laggiu’, magari troppo, altezza sufficiente ma non la giusta, distorsione, distorsione, distorsione.
Essere prospettiva e che l’ottica divenga opinione, variabile e non piu’ costante, eventualita’ e non problema, fuoco sul ghiaccio di ogni giorno.
My home…was a place near the sand
Cliffs…and a military band
Blew and air of normality