Mi chiedi quando saro’ felice…
Quando il sogno e il giorno saranno uniti, potrei risponderti peccando di sfrontato semplicismo ed astratta retorica eppure nella risposta vi e’ racchiusa la contraddizione in termini che la contraddistingue, la condanna dell’umana esistenza.
Se l’intorno definisce quanto l’interno e il contrasto caratterizza, allora e’ bianco che crea nero, e’ bene a dare senso a male e il quotidiano immerso nell’evangelico e’ forza dello stesso segno che respinge e nega.
Lo so, parli di sorrisi lasciando i massimi sistemi a chi ha tempo da perdere ma sono gretto e sguazzo nel pantano delle idee facendo credere sia oceano.
Lo so, parli di foto antiche, di qualcuno che doveva forse essere e non e’, di chi aveva tanta di quella vita in corpo da non avere paura di nulla, nemmeno di se’ stesso e dovrei guardare il dito invece della luna che indica divenendo profeta iperrealista che nega ogni tentativo d’interpretazione, di rappresentazione, fuoco in espressione numerica.
Cosi’ giro nel mio parcheggio deserto in cerca di un posto ed osservo il mondo dall’abitacolo che sa di muffa, sonno arretrato e deodoranti esausti, impreco e sbraito sapendo che solo io ascolto, solo io subisco, solo io rinuncio ad aria fresca e terraferma perche’ la mia forza, il carburante emotivo del gioco al massacro al quale mi condanno e’ la voglia tua di pormi queste domande e con esse offrirmi una via di fuga, la sola possibilita’ che ho di guardare al di fuori della voglia di fermarmi e se proprio fermarmi e’ la mia tentazione, non sia la tua quella di non chiedermi piu’ nulla.
Voce che chiami quando il tempo e’ gia’ morto
Voce che chiami quando il sogno e’ gia’ spento
Esistono giorni ma non giorni di festa,
chiedilo a loro se davvero saranno cio’ che pensavi quando eri un bambino e adesso non sai quando…