Sarebbe bene abusassi meno dei miei desideri perche’ non sempre si puo’ spingere, correre, sgomitare, rotolare.
Il cielo oggi non lo permetteva eppure ho continuato ritrovandomi esausto.
Strati di nembi in brillanti sfumature di grigio sono un freno naturale, naturale barriera a cio’ che si pensa e si vuole ed insistere lascia stremati con gli occhi sbarrati verso il cielo.
Chiedersi quando finira’ e’ soluzione che non aiuta e guardandosi le mani profonde crepe che rilasciano arida sabbia rende impossibile seguire il cammino sino in fondo.
Dieci soli minuti non servono e non accontentano se da qualche parte nel cuore quel battito in meno sottrae molta piu’ vita di quanto ci si aspetta.
Suoni che non mi appartengno e cappa pesante ed opprimente sul capo, kilometri che non voglio fare, persone che non voglio vedere e casa in cui e’ inutile tornare per non comprendere ancora, assillo del domani ancora, rialzarsi ancora.
Vortico in questo vento che fischia forte senza riuscire a raffreddare queste mura roventi e appena ricordo un sorriso via, vola via perduto per sempre e qui a chiedermi se avessi dovuto inseguirlo o almeno provarci, si provarci.
Non trovo posto su questo treno e il prossimo chissa’ se arriva quando credevo che il bianario non si sarebbe mai svuotato e sulla pensilina ferma anche io mi siedo tra fogli irrequieti e marmi consunti.
Poi finira’, so che finira’ seppur osservando il nero e imponente orologio il tempo e’ scandito da lancette immobili ed e’ piu’ che metafora, forse e’ destino.
There’s a feeling I get
When I look to the west,
And my spirit is crying for leaving.
In my thoughts I have seen
Rings of smoke through the trees,
And the voices of those who standing looking.
Ooh, it makes me wonder,
Ooh, it really makes me wonder.