Finale

Cosa rimane del giorno quando il giorno non e’ mai stato tuo?
Come il charlestone di Connie Kay, batte costante il senso di qualcosa che e’ andato perduto, meglio sprecato, forse inutilizzato.
Eppure intensa, eppure riposante, eppure vitale, eppure tranquilla, bianco e nero, ventaglio emozionale vissuto, quindi che chiedere di meglio?
E’ nel senso e controsenso a ben rifletterere e in essi scopro di non essere stato ringraziato abbastanza e di non averlo fatto a mia volta.
Ingratitudine, a volte solo carenza d’educazione e ci si domanda se e’ infantile bisogno di soddisfazione o meritato riconoscimento di valore umano e professionale.
Ancora una volta lasciare correre in manifesta superiorita’ o esigere inutile seppur giusto tributo, domanda a sua volta da scivolare tra le dita come fastidiosa polvere grigia e irritante.
A mia volta in difetto invero di ingratitudine, di un solo grazie ma importante, il piu’ importante perche’ certe persone non sono carne, ma fondamenta su cui poggiare il giorno, le opere, tutti i grazie non ricevuti…
Voi, voi che noi amiamo. Voi non ci vedete, non ci sentite.
Ci credete molto lontani eppure siamo cosi’ vicini.
Siamo messaggeri che portano la vicinanza a chi e’ lontano,
siamo messaggeri che portano la luce a chi e’ nell’oscurita’,
siamo messaggeri che portano la parola a coloro che chiedono.
Non siamo luce, non siamo messaggio, siamo i messaggeri.
Noi non siamo niente. Voi siete il nostro Tutto.

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