Fronte compatto e lineare di nuvole stagliate nel buio come stringa d’energia, aliena forma di luce, ultraterrena presenza proveniente chissa’ da quale dimensione dell’omniverso.
Ho voluto crederci ma e’ qui che l’eta’ fa male e da quella sublime ed incatevole energia si e’ fatta strada luna dispettosa lasciandomi conoscenza del cosmo quando l’esigenza e’ nella magia.
Paria senza storia ne’ dimora ho smarrito il cammino trovando invece stelle pallide e annoiate, luci troppo deboli ed inutile calore.
Ho ricordato quel viale alberato che pareva cosi’ lungo nella corsa mia lenta e l’aria caldissima sul volto, sul petto attraverso la maglietta colorata, odore intenso di olio bruciato tra ingranaggi roventi e ruote dentate sfrigolanti.
Li’ si e’ fermato e ancora me ne sono andato perche’ incapace di cogliere l’essenza del momento, giorni di epica gioia ed immense possibilita’ e chissa’ se l’oblio divorera’ l’ennesima prova di aver toccato un mondo oltre il muro e quel calore sulla mano abbandoni anch’esso i giorni piu’ difficili.
E’ che inizio a confondere le fessure crepate sui muri con portoni di oro zecchino e se certi errori si pagano cari, anche il fio dovuto e’ fonte di confusione, perplessita’ e sconcerto in stanco amplesso, sforzo genitore di patetica e tragica apatia, castrante realta’ che nemmeno percepisco piu’ tale.
Vento che spinge a tempesta?
No, bonaccia e stasi e fuoco attorno che irradia secca ed inerte ventata di rovente nulla, mi sfiora, mi sorpassa e onnipotente domino vuoto e sussurri, segreti inutili di cenere leggera sospesa nell’attesa di movimento, sussulto, rami sbattuti con tenera violenza e un varco per la’, laggiu’…
Save me from this shallow land, take me out of tempers hand
Drag me from the burning sand, show me those that understand.
Rest in shade, no sound his made,
Where silence is played, sound of silence played.