Ho la testa che scoppia e non metto bene a fuoco.
Probabilmente basterebbe un po’ di aria fresca, magari due passi ma cosi’ facendo eviterei la sorsata di fiele quotidiano, cilicio d’ordinanza e abbondante sale sulle ferite.
Poi non e’ vero neppure questo, solo intima autocommiserazione condita da fecondo massaggio dell’Io.
Probabilmente basterebbe un bel film, uno di quelli con la pretesa di far vedere coi miei occhi, magari cercando di trasmettere stupore e sublime meraviglia ma finendo per mostrare il dito col quale indico.
Dipende da me forse, che sono appassionato ma non convinco e allora che rimane, su quale cavallo puntare le ultime monete…
Non accetto il ruolo di novello cassandra, non desidero imporre alcunche’ ma il bozzolo che contiene l’istinto di protezione sputa un po’ della sua forza imprigionata e cerca di parlare, ragionare, raccontare.
Poi mi rendo conto che certi bisogni non si estinguono a parole, certi dolori non passano con le carezze, certe ferite non si chiudono a sorrisi.
Perdonatemi per questo, scusatemi se non so come si fa, se non ho avuto occasione di apprendere, di scoprire i segreti delle meccaniche celesti, io, io che non esisto oltre le mie frasi, i miei libri e le mie canzoni, io sterile pensiero dai fertili desideri, notte senza alba, lacrima senza guancia, urlo senza bocca, io che rimango io, comunque, ovunque…
La parola non ha
ne’ sapore ne’ idea
ma due occhi invadenti
petali d’orchidea,
se non ha
anima.