Echi

E’ vero, gioco a fare il cinico anche se forse giocare non e’ il giusto verbo.
Adattarsi, ricondursi, imporsi, costringersi a volte ed e’ una parte che combatte duramente, incessantemente, soccombere perche’ cosi’ ho deciso, cosi’ ho scelto, scelta senza scelta, natura, istinto piu’ forte della ragione e della volonta’.
Cosa dovrei raccontare? Forse che quella cascata di timpani e fiati non frantuma piu’ l’anima come un tempo?
Che ho scordato, che non so piu’ cosa avvenne quel giorno?
So bene cosa accadde, come mi sono sentito, quale valanga ha seppellito anima, pensieri, vita, emozioni che ora mi ucciderebbero e non scherzo affermandolo.
Oggi non sono forte come allora, questa e’ la realta’ nel suo gretto realismo e non sono fiero, non lo sono affatto ma se pare resa invero e’ sopravvivere, e’ consapevolezza delle proprie forze, e’ cuore che non sopporta pulsazioni in eccesso, emozioni devastanti.
Cuore, eta’ che importa nel monolitico giorno, nell’unico corpo che sorregge in tenace e caparbia volonta’, forte di battaglie gia’ conseguite, a fronte di guerra che ancora non so vinta o persa, combattuta o fuggita, utile passatempo o tremenda prova.
Per adesso non guardo, non guardo piu’ anche perche’ cosi’ chiari aleggiano i ricordi e se accantonati non sono dimenticati, significa giorni migliori, no giorni diversi, giorni in cui coraggio e’ quella sequenza, quella canzone, quel senso di onnipotenza ora relegata a bramoso ricordo.
If I was a sculptor, ha but then again, no
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it’s not much but it’s the best I can do
My gift is my song and this one’s for you

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